sabato 2 febbraio 2013

humilesque ollae



 

 

 

 
 


 
 
RETROSPETTIVA  DELL’OPERA DI
MOSE’ BARATELLA
curata dalla prof.ssa Emanuela Prudenziato
humilesque  ollae

dal  29/09/12  al 31/10/12
presso lo Studio Arte Mosè
Via Fiume, 18 – Rovigo



humilesque ollae

Ogni arnese a contatto con l’esperienza umana ne diventa simbolo; questo esprime l’opera di Mosè Baratella. La lettura dei manufatti è quanto mai soggettiva, intensa, coinvolgente, elaborata, un flusso di coscienza, una ricerca del proprio tempo per con-fermarlo. Più significativo è il legame con gli utensili della cucina, humiles ollae, quando si  rinnova come un rito la preparazione delle pietanze per la famiglia:  la scelta  del cibo, delle pentole adatte per  la cottura, gesti accurati, precisi, atti a ricreare quel gusto gradevole  a tavola e  con la stessa semplicità  rigorosa offrire sulla tela quelle piacevolezze gustative. La pennellata decisa, la mano segue il pensiero, la passione di esprimersi in pochi tocchi fanno emergere dalla immagine   gli  oggetti   del quotidiano. La personificazione del vivere, dei gesti in cucina, nel cuore della propria famiglia, gli sguardi, le cose dette, il tono di voce che risponde alla richiesta del gusto di una particolare pietanza; tutto ciò si percepisce dai quadri con gli ordinari tegami colorati: rossi, blu, alluminio, che rivelano  l’usura del tempo, la patina calcarea dell’acqua, le bruciature, le screpolature ed un occhio nero al posto dello smalto. Un modo per scrivere lo scorrere della propria vita, le proprie scelte nel bene e nel male. Una pennellata più corposa, una correzione come un rammarico, un ricordo tra i chiaro-scuri ed ancora colore più vivo, più brillante, via con forza, per far rinascere quel magico momento, un taglio di luce fra zucche, arance, uova e carnose verze appena colte. Alcune inquadrature tratte dal lavoro in cucina, tra i fornelli, un pollo spennato pronto per essere cotto, arrostito, gli aromi dell’orto: prezzemolo, aglio, per  preparare  polpose melanzane di un viola ametista del Brasile, una bottiglia verde tra arance tarocco succose, profumate avvolte in uno strofinaccio, le  uova  per i dolci, la pasta fresca “creata” dalle mani  esperte della consorte. Ancora peperoni gialli, rossi con la loro polpa carnosa, croccante e saporita ed un grappolo d’uva bianca sullo sfondo. La raffigurazione degli attrezzi abituali costituisce una modalità espressiva che tende all’analisi e alla narrazione della vita familiare negli aspetti più intimi, più veri. L’arte, la capacità di vedere oltre per parlare di sé, di quanto si considera importante, offre la possibilità di volgere l’attenzione alle piccole cose e le rende grandi per la loro semplicità, autenticità. Il quadro, che vede della frutta in primo piano ed una pentola seminascosta da una tovaglia, presenta sullo sfondo delle figure: una madre ed un figlio, la realtà fondante dell’esistenza umana, sono immagini lontane, ma importanti  per le quali e con le quali condividere la quotidianità della propria espressione artistica, il gusto, la piacevolezza del dipingere per comunicare più intensamente i propri sentimenti. Tanti  momenti   di vita fermati sulla tela come   ricerca    recupero     del tempo, istantanee di   famiglia, ricordi interiori, riflessioni pittoriche guidate dal colore dalla luce, da quel sentimento inspiegabile che spinge a rappresentare ciò che si  ama, quell’ unione, quella religione del nucleo familiare  una pittura realista  dove  le cose  “parlano”, “raccontano” la vita dall’ interno di una cucina per arrivare al sentimento per la devozione, l’attenzione instancabile della consorte  Giuliana, decisa e sicura  nel suo affetto e nelle sue azioni per costruire, difendere il proprio “nido”, l’equilibrio, la serenità dentro e intorno alla propria famiglia.
                                                         Emanuela Prudenziato