venerdì 6 novembre 2015

BERNARDINO LUINO: il rumore del silenzio interiore


BERNARDINO     LUINO:   il rumore del silenzio interiore.


L’etimo della parola decodifica oltre la cosa. La “metacosa” appunto, corrente degli anni Ottanta che ebbe tra gli artisti fondatori Bernardino Luino, fissava un ambizioso obiettivo all’interno della pittura figurativa; una continuazione reinterpretata del pensiero della metafisica imperante nella prima metà del secolo scorso. Fu comunque un segno del tempo la nascita del movimento idoneo a soppesare le attese, i silenzi, gli isolamenti, le porzioni significative del paesaggio e la staticità meditativa delle figure, … in sintonia con la noia esistenziale sartreiana. A seguire i movimenti sessantottini del cambiamento, delle rivoluzioni sociali non senza lode e biasimo, era quasi doveroso assaporare il soliloquio della e nella contestualizzazione delle cose e degli individui nel crepuscolare abbandono di se stessi. Luino è direttore dell’orchestrazione del silenzio, delle attese. Nel realismo della sequenzialità filmica prima vengono gli oggetti: la totalità del paesaggio dalle tinte pastello, il campo lungo sulla globalità che riduce a porzioni di edifici, scorci di strade, di fabbriche. Qui s’intravvede la solitudine esistenziale con il rumore del silenzio interiore e tutta l’incomunicabilità del “passeggere” frettoloso, ripreso a passi larghi, dalle precipue occupazioni che solo lui come individuo sa assolvere. Lo zoom ravvicina e mette a fuoco gli interni con i protagonisti;  in primis l’Artista, il coordinatore dell’ontologico dentro le cose. Luino si pone davanti, dirimpetto con lo sguardo diretto all’interlocutore, allo spettatore in attesa di esplicite spiegazioni e di risposte. Il Novecento è stato il secolo delle guerre globali proprio per inadeguatezza nel dare soluzioni ai quesiti nonostante abbia partorito ineguagliabili ideali e prolifici fantasmi. Tutto e l’antitesi di tutto in un’incommensurabile corsa evolutiva dal cavallo al drone, dalla pratica cerusica al clone, dalla guerra di postazione in trincea agli interventi bellici intelligenti e di pace, dai tanti figli per la patria all’eugenetica che elargisce embrioni ed uteri anonimi… Bernardino Luino, figlio di questo tempo, frastornato dalle verità contrapposte, si ferma a meditare. Il vero e vacuo entrambi forgiatori di pensiero nell’ontologia che va oltre l’oggetto. L’indagine fa esperire il senso, oltre le nudità delle figure femminili. Ecco il primo piano sul letto disfatto; il soggetto, credo, più sentito dall’Artista. Indubbiamente è il letto il cerchio perfetto su quale si apre e si chiude la vita; è il posto di scambio di amore e di rabbia. Nell’ordine intuitivo è lasciato sfatto perché si ritornerà immancabilmente a disfarlo. Nella ciclicità degli affetti, gli unici psicologicamente adatti alla spontanea confidenza, sono proprio i letti i protagonisti: qui si marcano le passioni, esplode la libido, inizia e finisce il biologismo terreno. L’oggetto raffigurato da Luino è dunque il più adatto a rappresentare la pluralità delle pulsioni, anche secondo la successione temporale. La prospettiva del pavimento piastrellato con diverse colorazioni di mattonelle, rosso e blu,  è il simbolo inconscio del percorso diacronico evolutivo dell’esistenza. Luino dunque supera l’ovvietà fenomenologica delle cose per captare il senso delle stesse: un’indagine psicologica, introspettiva, alla maniera di Hopper. In effetti la temporalità, quasi coeva, è foriera di analogiche riflessioni: il nudo sul letto davanti alla finestra del maestro americano è la stessa icona della solitudine che ravviso in Luino nel nudo di schiena sullo sgabello; i letti si possono comparare agli interni dei bar a mezzanotte nelle periferie americane… C’è il languore dell’incomunicabilità, del male di vivere, come scrisse Montale. Ciò è rimarcato da Bernardino Luino soprattutto nell’incisione, predilige l’acquaforte su lastre di rame,  perché questa tecnica sfrutta i toni del grigio. Dalla Sua arte, un elaborato ed accademico realismo, quasi classico nella definizione dei particolari, emerge il lirismo poetico della meta-cosa: il quid oltre l’esperito in un’esplosione di luce che fa condividere universalmente nell’emozione.© Vincenzo Baratella
 
 



opere di Bernardino Luino; sotto L'Artista nello studio.
Il Maestro Luino Bernardino nel suo studio.
Bernardino Luino nasce a Latina nel 1951. A dodici anni, ispirato da Giorgio Morandi, inizia la sua carriera di pittore. Contro il volere dei genitori, continua la sua formazione iscrivendosi prima all’Accademia di Roma, poi a quella di Firenze. Nel 1976 Luino si trasferisce a Milano, dove per un periodo vive nello studio del pittore Gianfranco Ferroni. Nel 1979 Luino, Ferroni e altri quattro pittori fondano La Metacosa. Il 1982 Luino è invitato dalla storica galleria Il Fante di Spade, l’artista è presentato da Franco Solmi, direttore in quegli anni del Museo Giorgio Morandi di Bologna. Negli anni che seguono, Luino è chiamato ad esporre nelle più prestigiose rassegne d’arte nazionali. In pittura, partecipa alla XXIX, XXXI e XXXII Biennale Nazionale d’arte, mentre le sue incisioni sono presentate alla IV, V e VI Triennale dell’incisione al Palazzo della Permanente di Milano e alla mostra Grafica italiana contemporanea, organizzata nel 1982 dalla Quadriennale Nazionale d’arte di Roma.  Nell’82 è prima in Messico, poi a Philadelphia ed infine a New York. Ispirato dalla grande metropoli, dipinge le sue prime scene newyorkesi. Nel 1985 è a New York, alla Gallery Henoch. Durante la mostra, il regista americano Billy Wilder acquista “one of those tiled rooms with the lonely bed in it” (una di quelle stanze con le mattonelle e un letto solitario), dichiarando, in una lettera all’artista: “I love your stuff” (Adoro le tue cose).   Nel 1992 presso la Galleria Appiani Arte Trentadue  l’attenzione si concentra sulle figure e i nudi con catalogo Skira. Nel 2003, alla Galleria Marieschi, Vittorio Sgarbi presenta La luce di Luino. Negli ultimi vent’anni, le opere di Luino sono state incluse in numerose retrospettive d’arte italiana curate da Maurizio Fagiolo dell’Arco, da Philippe Daverio, da Vittorio Sgarbi. Nel 2008 e nel 2010, Luino espone in a Parigi, alla Galerie Déprez-Bellorget, presentando dei paesaggi francesi. Nel 2011 espone una serie di “lenzuoli nella stanza”, nel Padiglione Italiano della 54esima. Biennale di Venezia, con presentazione di Quirino Principe, che scrive della sua pittura: ‘vale ciò che Borges dice degli specchi: “por eso nos alarman”’(è così che ci inquietano). Attualmente, Luino vive e lavora a Milano e a Parigi. A Milano, divide il suo tempo fra lo studio e le aule dell’Accademia di Belle Arti di Brera, dove insegna Tecniche dell’incisione-Grafica d'arte e dirige la Scuola di Grafica.

La galleria ringrazia la Dott.ssa Chiara Paparella, Direttrice di RADIO  ROVIGO NET
De Santis della Galleria Marini, Bernardino Luino, Sergio Garbato, Emanuela Prudenziato
Alcuni Sig.ri presenti all'inaugurazione di sabato 5.12.2015
Da sin. Paolo Avezzù, De Santis, Vincenzo Baratella, Bernardino Luino, Sergio Garbato
L'Artista Bernardino Luino
Vincenzo Baratella e Bernardino Luino
articolo della Dott.ssa Chiara Pavani su La Nuova Voce di Rovigo del 08.12.2015
foto: Pr.ema©
La rassegna è visitabile tutti i gg. feriali dal lun. al ven. dalle 16,30 alle 19,30
fino al 24 dicembre 2015 in via Fiume, 18 a Rovigo.


martedì 3 novembre 2015

LUIGI MARCON: L'anima nel paesaggio


 
LUIGI  MARCON: L’anima nel paesaggio.

Luigi Marcon è amico e artista; il binomio è per me stretto e inscindibile. Lo conobbi negli anni Ottanta quando una piccola galleria del centro faceva incetta dei migliori; gli stessi con i quali ho mantenuto il rapporto di stima e di amicizia. Trenta, quaranta anni fa l’incisione non aveva tanti proseliti. Si enumeravano quelli entrati nella storia dell’arte e coloro, come  Marcon, che avevano raggiunto livelli esecutivi indiscutibilmente notevoli. La maggior parte degli esecutori attratti dalla grafica producevano quella che ho definito l’incisione essenziale dal segno unico nello spessore e nel tratteggio agitato, frenetico, incerto … la punta secca enumerava i morandiani con la definizione dei corpi attraverso la retinatura fitta, meno fitta. La tecnica più sfruttata era la punta secca e l’incisione al nero. Marcon  si spinse a soluzioni uniche con l’acquaforte, l’acquatinta, la ceramolle. Le calcografie hanno visto interventi  con il sale, lo zucchero, la pece greca e numerosi bagni in acido. Paesaggi mostrano gli acciottolati, il freddo candore della neve, il senso vigoroso delle rocce, l’increspatura delle onde, il senso arcadico nella vegetazione. L’artista di Vittorio Veneto, attraverso l’alchimia degli ingredienti e la sensibilità, fa vedere il paesaggio con innumerevoli toni chiaroscurali, quasi fotografici. Coglie la poesia delle cose e la riporta sulla lastra. Marcon rapisce l’anima del paesaggio. Da ogni stampa emerge un indicibile pathos emozionale. Quasi seimila lastre di zinco e rame prodotte; un lavoro sovrumano. Grandi incisori hanno contato una produzione senza uno zero. Gli studi artistici lo consacrarono all’inizio come pittore, il giovane classico pittore ad olio, poi seguì mezzo secolo dedito all’incisione. Ritrasse Burgen und Schlösser in Deutschland. Nell’ ottocentesimo anno dalla fondazione Landshut gli consacrò uno straordinario riconoscimento: una sala museale per il suo impegno nel riprodurre la città tedesca dalla quale estrasse il francobollo tutt’ora in circolazione in Germania. E’ da ricordare il corpus sulle abbazie dell’Italia (in mostra Novacella). Predilesse le delizie estensi ed in particolare il Virginese di Portomaggiore; nella cittadina ferrarese stabilì una salda e condivisa amicizia con il gallerista-editore Pasini. Ritrasse pure quattro scorci della mia città. In un pomeriggio d’estate del 2008, inforcata la bicicletta se ne andò per Rovigo. Ritornò in galleria alle 18 con del materiale; incise per lo Studio Arte Mosè quattro chicche: Porta S. Bortolo, La chiesa delle Fosse, Piazza Vittorio Emanuele e la Rotonda. Ne fece sei tirature per ognuna; le stampe di Marcon sono solitamente poche. La mostra di acqueforti è una rassegna unica nel suo genere, perché fa comparire un’inimitabile perizia tecnica e un’indiscussa capacità nel cogliere dalla natura l’anima per rimpastarla in poesia.

Vincenzo Baratella

 
 
momento in galleria
Acqueforti di Luigi Marcon.

sabato 10 ottobre 2015

2° RASSEGNA "FIERA LETTERARIA IN LIBRERIA"


Comunicato stampa

In occasione dell’ottobre rodigino lo Studio Arte Mosè e la Nuova Libreria Pavanello propongono la seconda rassegna “Fiera letteraria in libreria”, che si svolgerà alle 17,30 dal 16 al 20 ottobre c.a. nella sala lettura della Libreria Pavanello di Rovigo, in Via Silvestri, 59. Coordinatore dei lavori il prof. Vincenzo Baratella.  Quest’anno, nei cinque giorni dedicati agli incontri, è stato privilegiato il saggio ed il romanzo storico. L’invito alla presentazione, alla lettura di pagine scelte e alle riflessioni con l’Autore è aperto a tutti; gradita è la partecipazione. Il calendario:

Venerdì 16 ottobre 2015, ore 17,30:

     Sondra COIZZI, La dama di Chiunsano,

Romanzo storico ambientato nell’Europa del VI sec. d.C. L’incipit del romanzo è dato dai ritrovamenti nel Polesine del ricco corredo funebre di una donna di alto lignaggio.

Sabato 17 ottobre 2015, ore 17,30:

     Valentino ZAGHI, Nella terra di Matteotti,

Puntuale ricerca storica sul politico - martire e sulle vicende a lui correlate in Polesine e nell’Italia del Ventennio.

Domenica 18 ottobre 2015, ore 17,30:

     Pier Giorgio TIOZZO GOBETTO, La vita per un’Idea, Lina Merlin, Costituente della Repubblica,

Lo storico puntualizza, oltre all’intensa vita pubblica, privata e politica della Senatrice, l’impegno fattivo per i diritti e per la dignità di ogni persona. Valorizza altresì il rapporto simbiotico di Angelina Merlin con Chioggia.

Lunedì 19 ottobre 2015, ore 17,30:

     Gianluca CAPPELLOZZA, Peripezie di un sociologo non accademico,

L’Autore propone un saggio “divulgativo”; è la visione moderna, copernicana, di come è possibile inserire in diversi campi lavorativi il sociologo non accademico.

Martedì 20 ottobre 2015, ore 17,30:

     Vincenzo BARATELLA, La fatina per Pinocchio c’è sempre,

Saggio critico sulla società,  politica e cultura della seconda metà dell’Ottocento, partendo dalla scrupolosa analisi delle pagine di Collodi. Non manca lo stretto rapporto psicologico tra fiaba e realtà, tra finzione e concreta ricaduta nella contingente verità odierna.

Si ringrazia:


programma di rai3 buongiorno regione del 20 ottobre 2015
 
linK:
 
 

Presentazione de "La dama di Chiunsano" di Sondra Coizzi
 
Presentazione del saggio di Valentino Zaghi
 
Presentazione del saggio di Tiozzo su Lina Merlin
 

Articolo di Emanuela Prudenziato:
Lina Merlin: la donna e l'impegno sociale.
 
Domenica 18 ottobre alle ore 17,30 presso la Libreria Pavanello  nella 2^ rassegna “Fiera letteraria in Libreria” è stato presentato il saggio storico “La vita per un’Idea. Lina Merlin. Costituente della Repubblica” di Pier Giorgio Tiozzo Gobetto, giornalista, professore, storico, laureato a Padova in Lettere Filosofia. Ha relazionato il professor Vincenzo Baratella, evidenziando in maniera puntuale i cardini dell’opera di Tiozzo. Tra questi la personalità, l’impegno sociale e politico della senatrice Angelina Merlin. Per tutta la vita questa donna volitiva, coerente con la scelta ideologica, ha lottato contro le ingiustizie; si è impegnata a favorire l’emancipazione della donna, la formazione scolastica dei giovani, la libertà d’insegnamento in funzione di una crescita consapevole e di una coscienza libera. Lina Merlin, nata a Pozzonovo (PD) nel 1887, di famiglia chioggiotta, dopo aver completato gli studi prima presso le Canossiane e successivamente all’ Università di Padova si è dedicata all’insegnamento; iscritta al partito socialista nel 1919 e mandata poi al confino perché nel 1926 rifiuta di giurare fedeltà al PNF; nel 1948 viene eletta senatrice e continua il suo fattivo impegno istituzionale. Muore a Padova nel 1979. Si è occupata delle condizioni di vita  delle aree più disagiate del Veneto: il Polesine e Chioggia. Il suo operato politico non ha mai dimenticato la funzione di rappresentatività di chi è stato eletto dal popolo. Le pagine del libro hanno fatto emergere un vissuto in sintonia con l’idea socialista, senza contraddizioni; Lina Merlin si autodefiniva “apostola di un’idea”. Fu proprio  la coerenza della donna e dell’idea a contestare il “carrierismo e l’astuzia” di alcune linee di partito e a indurla a  riconsegnare la tessera. L’incontro si è concluso con una conversazione che ha visto partecipe il prof. Aurelio Sangiorgio, figlio della Segretaria  della Senatrice. [E.P.]
Prefazione al saggio 

 
 
 
Presentazione del Saggio di Vincenzo Baratella
Si ringrazia la Direttrice, Dott.ssa Chiara Paparella, di Radio Rovigo Net.

 



mercoledì 30 settembre 2015

VICO CALABRO': Serenata alla luna


SERENATA ALLA LUNA

Per Vico Calabrò bisogna riprendere il concetto nietzscheiano della nascita della tragedia dallo spirito della musica; in effetti l’Artista  agordino esclude  l’ingerenza apollinea e la ratio pessimistica socratica per abbracciare il godimento della fantasia attraverso la libertà scevra da qualsiasi condizionamento. La tecnica è altrettanto fluida, coesistente al tema; la pennellata, il tratto, la delicata cromia rimandano a scenografie della più elevata espressività chagalliana. Nella barca, un grembo materno protettivo, il novello Giasone, il navigante senza meta affronta sereno l’atavico viaggio del mito, della leggenda, del sortilegio … le Nereidi lo accompagnano. Vico, nella rassegna, propone i dolci fantasmi della tradizione occidentale, dell’infanzia: la luna  grande sopra le calli, le ville venete, le cime delle Dolomiti;  la stessa che fa uscire fate e angeli, amanti e gatti innamorati, sognatori e musici. Quest’ultimi, con strumenti a fiato e a corda, innalzano, come sciamani, note leggere soffiate tra petali, gli archetti si sfilacciano in fiori e le nuvole rispondono con cori celestiali. La melodia, nei racconti grafici dell’Artista, predice la buona sorte ed esorcizza le paure; instaura un rapporto fabulatorio con la Luna, padrona della serenità, della tranquillità notturna. I musicisti guardano il cielo, in faccia al pallido astro, rapiti. E’ il momento del colloquio interiore, della navigazione intima dello spirito, del trasporto amoroso … L’estraneità alle vicissitudini quotidiane impedisce di sentire la marea che sale, troppo poetico è il pathos durante la serenata alla luna. Nelle opere in rassegna si scorgono porzioni di una Venezia esoterica, libertina nei campielli, con i suoi personaggi adescati dal suono, rapiti tra gli incantamenti della notte lagunare.                                Vincenzo Baratella

Prudenziato prof.ssa Emanuela illustra alcune opere di Vico Calabrò
Presentazione rassegna
Art. Dott.ssa Maria Chiara Pavani .
Si ringrazia RADIO ROVIGO net e Direttore Dott.ssa Chiara Paparella per gentile collaborazione.
 

sabato 29 agosto 2015

THE BAG


THE BAG

UN AMBIZIOSO PROGETTO

Nonna in altri tempi suggeriva: “Prendi la sporta… Metti la roba nella sporta”. La borsa era lo strumento di e per il consumo. L’oggetto in sé includeva la fruizione utilitaristica. Nella saggia, genuina, mentalità popolare la finalità della borsa era contenitore utile alla sopravvivenza; portare a casa il necessario. Lavoro, guadagno, compero, vivo. La circolarità delle azioni per il soddisfacimento del primo tra i bisogni istintuali; tuttavia il recipiente non è vincolato al solo trasporto materiale, pure a beni che investono la sfera emozionale e intellettuale. Anche in questo, come nel primo caso, la sporta è correlata al ciclo biologico, che è in ogni caso collegato al lavoro, testimonianza di sé, del proprio esistere, delle prestazioni manuali, specialistiche, artistiche. La “sporta” portare a casa, accaparrarsi, in senso reale o figurato, il meglio del soggetto e dare agli altri l’identica opportunità. Nel dare-avere si completa il cerchio biologico; e non è sola dimensione materiale: “… non di solo pane”. Non è programmata l’indagine sullo spiritualismo religioso, comunque è efficace citazione per evidenziare il presupposto dell'intelligere. Pensare, essere (Cartesio), produzione, remunerazione, alimentazione (sinistra hegeliana, Marx), esistenza e interscambio sociale (esistenzialismo). Lavoro e veicolarità del pensiero su e per l'esistenza. Dunque lasciare la testimonianza, la testimonianza sublime, quella riconosciuta universalmente come forma d'arte. Cosa sia, come e perché è altro e virare sulla questione estetica crociana esulerebbe dalla funzionalità della mostra. Per ora é da accettare l’assioma Arte riconosciuta nominalmente tale sic et simpliciter, universalmente. Forti della spinta emozionale, finalizzata ad autocelebrare l’unicità vivendi, gli eserciti di artisti veri, autoreferenziati tali, dilettanti e hobbysti “cavalcano l’onda”. Sorgono spontanee due domande: numero e qualità e correlazione relativa. Erano tanti gli artigiani greci e abbondante è la ceramica ritrovata; con identici prodotti fittili esibivano grande quantità e qualità; furono semplici banausoi. Numerosi gli artisti medioevali e rinascimentali se nel computo vanno le intere scuole di bottega; il distinguo fu fatto da pochi. Esiguo, nel contesto mondiale, il numero degli artisti figurativi nel ‘700 e nell’800; qualità sublime, quantità esigua. Il secolo scorso, fino ad oggi, ha progressivamente aumentato gli adepti (sono esclusi i capiscuola e i grandi), che hanno lavorato sulla ricerca, scadendo in produzioni a volte ripetitive, similari e comunque fenomenologicamente ovvie. Essere e tempo danno la dimensione del prodotto artistico: opinabile il risultato, valida l’intenzione esposta.  Assente il connubio tra l'idea e la concretizzazione della stessa; in molti casi è latitante la consistenza dell'opera riconosciuta a valenza universale. Attualmente le grandi rassegne pongono l'intenzionalità, il progetto piuttosto dell'opera realizzata. Vengono sfoggiati video, comunicati stampa, immagini, installazioni… Domani i nostri figli, nipoti, le generazioni future che cosa porranno nella sporta? Dove contenere istallazioni, video-progetti, materiale cartaceo, strumentazioni, monitor…? Impossibile ricreare e ricollocare i frutti delle grandi esposizioni; ai posteri resteranno le proposte intenzionali; musei ricchi di pubblicazioni, di CD, di DVD, di file per ricordare le performance, installazioni, progetti, oggetti contestualizzati in ville, chiese sconsacrate… Esempio verace, grossolano ma opportuno quello della sporta, the bag. In essa cosa mettere? La domanda retorica, senza fini provocatori, pone l’impossibilità di archiviare ciò che in quasi un secolo è stato esibito. Le Biennali d’arte internazionali sono (dovrebbero essere) la massima concreta espressione del pensiero artistico globale; tuttavia in poche eccezioni ho riscontrato prodotti d’arte musealmente fruibili domani. Il mio parametro per misurare l’arte, a dispetto di altro, esige l’unione di idea, forma, tecnica e risultante singolare; invece al presente l’arte è intesa come veicolo di messaggio critico, distruttivo; sovente denuncia, in limitati casi propositivo. Manca dunque l’oggetto, pur esso vettore, tangibile, esteticamente migliore rispetto alla mediocrità del prodotto comune. Nel medioevo: Cristi, Santi, Madonne; oggigiorno: denuncia alle ecomafie, all’alterazione dei suoli, al surriscaldamento del pianeta, alle energie sporche, al degrado urbano e suburbano, al terzo, quarto e quinto mondo. E ancora installazioni, video, muraglie imbrattate per esporre gli stessi concetti o altri relativamente innovativi nel proporre modelli di vita, d’insediamenti e di sfruttamento delle differenti aree della Terra. Tutto meravigliosamente lodevole quando rientra, così per caratteristiche proprie, nella ricerca scolastica, accademica, giornalistica, televisiva o antropologicamente approfondita (il mio pensiero va in automatico al padiglione dell’America Latina, all’Arsenale di Venezia, dove le voci, dagli altoparlanti, segnavano le peculiari identità fonetiche delle popolazioni indigene). Le generazioni del terzo millennio, bombardate da informazioni continue dei media, da internet, predisposte a conoscere ancor di più nello specifico, troveranno risibile il messaggio già obsoleto da conservare. E ancora un esempio esplicativo. Israele ai Giardini della  56^Biennale ha rivestito con copertoni usati d’auto le intere facciate del padiglione; una sorta di maglia nera, un assemblaggio modulare con pneumatici portati direttamente dallo stato mediorientale. “Il progetto Archeology of the Present (nota bene il termine: progetto quindi, non opera), uno dei più ambiziosi di Geva Tsibi… i pneumatici attestano uno stato di pericolo, sono la presenza di un materiale forte e comunicano un’intensa e pressante dichiarazione visiva politica”. Questo il comunicato stampa. Ma alla fine di novembre chi si farà carico del riciclaggio del rifiuto speciale gomma usata? Sarà riportato tutto nello Stato di provenienza? Rimarrà in sito? E quale sarà la memoria storico-artistica trasmessa dalla Biennale internazionale delle arti di Venezia  per le generazioni future? L’esempio non è circoscritto, ma da estendere alla più parte dei padiglioni, alle rassegne collaterali e alle mostre contemporanee in Italia e non-. C’è il sentore di una regia occulta all’interno del villaggio globale: la strategia del disfattismo concettuale al fine di circoscrivere il pensiero libero individuale. L’addetto ai lavori, l’artista, è fuorviato, è frastornato dalla miriade di messaggi, è lusingato dalle prove innovative, ego-isticamente desidera emergere, perciò abbandona il gusto estetico, contenutistico-formale dell’opera per sperimentazioni. L’approdo è dunque nella ricerca, che, come tale, è puramente intenzionale. E purtroppo le tematiche, adatte a far breccia sulla massa, si ripetono: guerra, violenza, ecologia, ecomafie, degrado, sfruttamento, effetto serra, risorse esauribili, fame… Shock Arte, Popular Art, Body Art, Land Art, ecc… per agganciare, sorprendere, incuriosire, coinvolgere. Nella periodica ripetizione, da oltre mezzo secolo, intenzionale dei contenuti cosa metteremo nella borsa delle testimonianze? Nella ricaduta documentaria scopriremo tra le fonti pneumatici, segmenti di travi secolari del Palazzo Mora, cumuli di segatura, coaguli di resina, muri di villa zonati di colore a mo’ di Mondrian, tubi aerei di policarbonato nei quali la spinta pneumatica fa scorrere palle bianche di gomma e tutto per “porre questioni -come afferma l’artista ungherese- sulla sostenibilità”. E ancora che ne saranno degli abeti mobili del Padiglione francese, degli specchi rotti, dei legni vecchi dell’Azarbaijan, delle bacinelle multicolori in plastica collocate nel Pavihão de Angola? C’era forse bisogno di citare Brian Eno, nella maestosa cornice di Palazzo Pisani, al “Benedetto Marcello” per fare ciò che suggeriva, all’età dei dinosauri, il mio professore di disegno delle medie? “Ragazzi provate a fare un ornato -così chiamava il disegno libero- ascoltando la radio”. La casualità cromatica era favolosa; la stessa che ho rivisto mezzo secolo dopo. Ho ritenuto opportuno conservare una memoria storica: le sportine… comunque vuote! Nel futuro è mia intenzione riempire d’arte i contenenti attraverso il reclutamento di Artisti che possano lasciare la testimonianza significativa. Un gruppo, senza ripetizioni della Nuova Figurazione di Bonito Oliva; una scuola, non certamente la rinascita di Barbizon; un manifesto, senza scomodare Marinetti, Tzara, Breton;  un programma, senza l’esaltazione del capo; un recupero dell’arte propositiva, fuori dagli atelier, condivisibile nel sinolo di materia-forma-idea. Nella bag è mia intenzione mettere, e destinare alle generazioni future, prodotti singolari, museali, capo-lavori, universalmente riconosciuti tali, fatti con testa e perizia tecnica… Per ora la presente è ambizioso progetto.          Vincenzo Baratella

 


TESTIMONIANZE  DELL’ESPERIENZA  ARTISTICA       
 
Abbiamo bisogno di ricordare? Esistono memorie rigide e virtuali, strumenti per ricordare, ma quale valore, che senso ha soprattutto che cosa vogliamo conservare nella nostra mente per dare e riscoprire un senso nel tempo? Osservare opere d'arte, delle installazioni, video ha ancora un significato tale da chiedersi se vale la pena o meno ricordare? I supporti tradizionali vengono tutt'oggi usati. Semplici, utili, variopinte borse di stoffa sono un esempio di questo tentativo. Un'idea può essere pubblicizzata, memorizzata grazie alla stampa su bag. Alla Biennale tante variopinte bag sono state usate: parlano d'arte, in un contesto storico come Venezia con i suoi palazzi dalle strutture geometriche particolari realizzate con l’uso di marmi dalle diverse colorazioni a quei tempi qualcosa di nuovo non solo visivamente, ma anche dal punto di vista sociale e culturale ed il messaggio è rimasto inalterato sempre nuovo, interessante. L'armonia di Venezia riesce ad accogliere nuove espressioni estemporanee a dar loro significato, dimensione. Un dato storico inalterato, ma pronto alle provocazioni, alla modernità, alle espressioni impreviste, impensabili. Tante borse, tanti idee?
Emanuela  Prudenziato
 


DAL 5 AL 24 SETTEMBRE ALLO STUDIO ARTE MOSE' DI ROVIGO LA MOSTRA "THE BAG"

Sabato 5 settembre alle ore 18 lo Studio Arte Mosè inaugura, con il titolo the bag, una singolare e provocatoria mostra. E’ una rassegna con grandi artisti, già entrati nel plauso del pubblico e della critica e indubbiamente nella storia dell’arte; sono gli artisti che contrastano con le manifestazioni oramai sfruttate nelle istallazioni, nei progetti, nelle arti informali e socialmente “impegnate”.  La mostra di via Fiume, 18 a Rovigo è l’inizio di un programma ambizioso: un progetto per recuperare l’arte leggibile, figurativa, tecnicamente superlativa da lasciare ai posteri. La sporta è da sempre il mezzo per  appropriarsi di un bene e trasportarlo alla peculiare designata destinazione. Nella bag è intenzione del curatore Vincenzo Baratella mettere, e destinare alle generazioni future, prodotti singolari, capo-lavori, universalmente riconosciuti tali, fatti con testa e perizia tecnica. La rassegna è liberamente visitabile dalle  16,30 alle 19,30 dal lunedì al venerdì fino al 24 settembre p.v.
Si ringrazia RADIO ROVIGO NET  e Direttore Dott.ssa Chiara Paparella.
 
 Artisti in mostra:
Marco Manzella
Marco Manzella, La tuffatrice.

Gentile Vincenzo Baratella, mi ha fatto piacere risentirti ieri [2.9.2015] e vedere che sei sempre attivo e pieno di idee. Ho letto il tuo testo e lo condivido, soprattutto quando parli di  proposte artistiche ridotte ormai solo a progetti, non ad opere finite. Non ho ancora visto questa Biennale, ma già nella precedente abbondavano materiali esposti per sottolineare complicati "processi creativi" Che facevano poi arrivare a chiedersi alla fine :"si...va bene, ma l'opera dov'è"?. Continuo a  credere alla pittura di qualità e al lavoro serio, "artigianale", del buon  artista, […]  Apprezzo la tua iniziativa e sono contento di farne parte. Mi aggiornerai sugli sviluppi, d'accordo? Un saluto e auguri di un buon esito delle tue iniziative. Marco www.marcomanzella.it.

 

 

Leopoldo Marciani
Leopoldo Marciani, Sulla spiaggia
 
 
Osvaldo Forno
Osvaldo Forno, Il testamento
 
 
Giuseppe Biguzzi
 
Giuseppe Biguzzi,  Fanciulla
 
 
Mosè Baratella
Mosè Baratella, La famiglia
 
 
Edi Brancolini
Edi Brancolini, Conversazione
 
 
Alessandro Bulgarini
Alessandro Bulgarini, Tempus edax rerum
 
Raimondo Lorenzetti
Raimondo Lorenzetti, La vita

 Ringraziamento al Direttore de La Settimana, d. Bruno Cappato per  stampa articolo mostra.
 
articolo su LA VOCE del 11.09.2015 firmato dalla giornalista Dott.ssa  Maria Chiara Pavani
 

martedì 2 giugno 2015

COLLETTIVA ESTATE 2015


Allo Studio Arte Mosè è presente fino al 25 giugno p.v. la collettiva dell’estate. E’ una rassegna con i grandi figurativi che hanno lasciato il segno con la presenza e la loro opera in galleria. Osvaldo Forno continua a stupire con due tele che compattano il pensiero artistico contemporaneo; i due oli di straordinaria luminosità marcano oggetti del quotidiano con intensità emotiva ed indiscussa perizia tecnica. Piero Costa ama divertire e divertirsi con le sue “copie infedeli”; nell’artista milanese ci sono l’amore per i classici, con i quali si confronta e l’ironia nel trasmettere i contenuti con spirito attuale. Baratella Mosè con una natura morta degli anni Settanta, sposa la poesia  all’effetto optical in un verde acido. Calabrò Vico è pittore della nuova figurazione, attraverso due opere: una cera su tavola nella quale riafferma la passione per le leggende legate alla musica; nella seconda, un olio su tavola, fa vedere uno scorcio veneziano. Camatta Maurizio, giovane artista trevigiano, evidenzia nelle due opere esposte l’aprica collina toscana solcata dai carri; nell’accecante luce si delineano i terrazzamenti con il taglio di fieno  lungo i declivi. Lanaro Lino, eclettico pittore, propone inquietanti donne in rosso. Sullo sfondo si stagliano “le icone”, ovvero le sintesi dei protagonisti della quotidianità. Lorenzetti Raimondo è una consolidata presenza in galleria. Artista unico nel suo genere, partecipa alla rassegna con “l’attesa”, olio su tela su cui simboleggia i desideri e le sofferte dinamiche interiori legate al desiderio di maternità. Manzella Marco mostra ai collezionisti di Rovigo un piccolo olio  de “le tuffatrici” e un inedito drawing americano. Marcon Luigi, caro al pubblico rodigino, è nella rassegna estiva con due acqueforti: una veduta di Chioggia e alberi sulla pieve. Mariano Vicentini è una propositiva presenza artistica in galleria con due opere nelle quali emerge, con tecnicismo pop,  l’avvilimento sociale e la caduta morale. Claudio Monnini non manca di scavare nell’intimo con le figure di donne sulla spiaggia che si esibiscono nel provocare sogni e zampilli di felicità contro eruzioni improbabili. Maria Grazia Minto ritorna a farci sognare con le donne-fate in un contesto tra modernità e rievocazione di un cromatico liberty. Due dipinti di Impero Nigiani s’aprono sulla passeggiata degli anziani e sulle finestre lontane delle case chiuse. A tal proposito l’artista fiorentino  ha programmato una rassegna su “Addio Wanda”. Roberto Rampinelli sfoggia un’acquaforte a più colori nella quale l’abilità sposa la poesia. Giovanni Russo fa emergere dalla personalissima tecnica, con forme dalle tonalità seppiate, quasi ingiallite dal tempo, uno dei temi cari: la terza età.

                                        Vincenzo Baratella 
 

La rassegna è pubblicata su RADIO ROVIGO NET

www.radiorovigo.net/  Si ringrazia la Direttrice Dott.ssa Chiara Paparella

Piero Costa
Mosè Baratella
Luigi Marcon
Osvaldo Forno
Claudio Monnini
Impero Nigiani
Lino Lanaro
 
Pieghevole lato a. Da sinistra a destra, opere di: Lorenzetti Raimondo,  Piero Costa, Mariano Vicentini, Marcon Luigi,,  Roberto Rampinelli, Giovanni Russo, Impero Nigiani, Claudio Monnini, Vico Calabrò, Mosè Baratella, Maria Grazia Minto, Osvaldo Forno.
Alcune foto inaugurazione: