lunedì 27 agosto 2018

Vico Calabrò allo Studio Arte Mosè

Vico: Sulle ali della fantasia
La prima presenza di Vico Calabrò a Rovigo risale agli anni Ottanta nella galleria Incontro. Il gallerista era un Artista introspettivo, poco loquace, ma con la propensione ad accogliere nella piccola sala di via X Luglio le più significative firme. Da allora Vico è entrato nel cuore dei rodigini e lo Studio Arte Mosè ripropone una personale in Via Fiume. Ludovico, Vico, nasce ad Agordo e intraprende regolari studi, con predilezione per quelli scientifici che appronta presso l’Università di Padova. Negli anni Sessanta aumenta l’innata passione per le arti figurative e l’incontro con Saetti sarà decisivo. Durante la permanenza nella città d’Antenore ha modo di curare la ricerca sulle immagini di Giotto e, nei soggiorni per l’Italia, di Masaccio e di Michelangelo; approfondisce l'arte etrusca e i mosaici di Monreale. I viaggi in Spagna sono finalizzati alla conoscenza dell’opera di Goya e di Picasso. La tappa parigina e le frequenze all’Accademia di Belle Arti di Venezia consolideranno il percorso artistico e la singolare personalità di Vico. Calabrò è un Artista poliedrico, che usa tutte le tecniche grafiche e coloristiche con speciale maestria e non senza graffiante ironia. E’ infatti pittore, disegnatore, incisore, ceramista e affreschista. Ha illustrato numerosi libri di diversi noti autori. Calabrò è stato interpellato per le Sue peculiari competenze sulla pittura a fresco dal Centro Studi Europeo di Venezia, dalle Accademie di Belle Arti di Varsavia, di Utrecht, e dal Centro Culturale Koto-Ku di Tokyo e recentemente membro della commissione italo-giapponese per lo studio degli affreschi di Giotto agli Scrovegni di Padova. Dal 1970 ad oggi sono da ricordare le innumerevoli testimonianze della Sua opera: illustrazioni, affreschi, dipinti, incisioni da sommare alle personali in: Italia, Svizzera, Malta, Unione Sovietica, Francia, USA, Cecoslovacchia, Austria, Giappone, Germania, Olanda, Australia, Belgio, Polonia, Croazia e America Latina. La passione per la musica e per il canto corale ha veicolato la produzione di Calabrò nel raffigurare, con trasporto onirico, musici al chiaro di luna. Il volto sorridente del satellite è tema dominante, in quanto è il canale della comunicazione interiore, della riflessione e dell’ispirazione poetica. L’abilità nella pittura a fresco, con la reinterpretazione degli scenari trecentisti e l’uso di tonalità pastello, ha legittimato la realizzazione di personaggi sospinti da aliti di vento tra ghirlande di fiori e spume d’onde di mare. Soggetti cari all’Artista che riconducono agli innumerevoli murales eseguiti da Vico su pareti, navate, facciate di case, chiese, ville, istituti nazionali e stranieri, dentro e fuori dall’Italia. Nella rassegna rodigina accanto alle creature che alludono alla dislocazione aerea delle figure di Chagall, si librano note musicali dagli strumenti della fantasia; ascoltano estasiati il cane, il gatto o forse anche qualche creatura dimenticata sullo spartito dal creatore di sogni. Vico è un affabulatore e illusionista: il protagonista della narrazione è lui stesso in attesa di un alito di brezza per solcare il mare su di un guscio di nave. Un viaggio fatto di nereidi, di suonatori volti ad alzare le trombe in una marcia trionfale senza eguali, da re e da regine. Figurine sinuose di anguane o di fate, di angeli o d’innamorate sono protese dal cielo in terra per fissare pudiche fantasie stilnoviste. E’ comunque il viaggio magico della fantasia, oltre la dimensione del quotidiano, in cieli tersi. L’amore per la terra veneta, soprattutto vicentina, emerge in Calabrò nei riferimenti pittorici delle facciate palladiane, dei ponti tra le calli, nelle finestre aperte su campielli sui quali s’affacciano e s’avvicendano streghe e banditori, poeti e suonatori. Sono essi il punto di congiunzione intimo tra l’uomo e la natura al fine di consolidare una serenità interiore protesa a piacevoli finzioni, generatrici delle palpitazioni del cuore. Vico è l’ingenuo fanciullo che dialoga con il volto della luna; è direttore di un’orchestra d’archi, d’ottoni, flauti, spinette e d’organo sulla piazza del cielo. La pittura ad olio, a cera, ad acrilico, a gessetto dell’Artista vicentino emerge con prorompente vivacità cromatica, propria delle visioni di bimbo.   © Vincenzo  Baratella
Alcune opere di Vico Calabrò in mostra allo Studio Arte Mosè




Momento dell'inaugurazione
Momento dell'inaugurazione
Vico Calabrò e Vincenzo Baratella
La gallerista Emanuela Prudenziato (sinistra) in momento inaugurazione
Commento musicale di Giluliano Pajarini durante l'inaugurazione
Momento dell'inaugurazione




mercoledì 1 agosto 2018

Alberto De Crescenzo allo Studio Arte Mosè


Analisi introspettiva sul paesaggio antropico urbano. L’ineluttabile attualità dell’ognuno sta solo sul cuor della terra si deduce in modo chiaro dall’opera di Alberto De Crescenzo, ingegnere con la passione da sempre per la pittura. Un desiderio di perfezione stilistica che lo ha portato a frequentare i corsi di figura all’Accademia di Brera. I volti e le posture inseriti nel paesaggio cittadino o comunque in un contesto, seppur isolato, stimolano ad immaginare architetture e arredi urbani. Il realismo figurativo di esplicita reminiscenza espressionista è l’idoneo veicolo comunicativo dell’artista. I toni freddi su matrici ruvide, materiche, contestualizzano “la raffigurazione della città, a volte priva di persone, più spesso abitata da individui generalmente isolati e caratterizzati quasi sempre da un atteggiamento riflessivo -afferma l’Artista-, come se fossero immersi quasi esclusivamente nei propri pensieri”. Si evincono la solitudine, l’incomunicabilità, il tentativo di relazionare. Le gamme cromatiche del blu, del grigio acuiscono il malessere, il freddo interiore. La figura palesa il disagio, si muove quasi circospetta nel contesto dell’isolazionismo. De Crescenzo fa emergere il ritorno all’esistenzialismo sartriano. L’attività umana, le dinamiche sociali si articolano nell’espletamento della necessità dell’esserci piuttosto che nella soddisfazione dell’esistere. C’è il saliscendi in metropolitane, in centri commerciali, in uffici amministrativi: scalinate anonime di contingente bisogno, senza l’opportunità di compartecipazione e interrelazione… Il movimento è dato, vale la citazione,  nel seguitare una muraglia. Le facciate esterne degli opifici anni Sessanta-Settanta, separate dal centro abitato, mortificate da un’illuminazione essenziale, gotica nell’aspetto tetro, rimandano a scenari hopperiani rarefatti e statici.  Atmosfera proletaria nel languore di incontenibile incognita. Il senso di smarrimento nella fissità dei pendolari al finestrino del tram dà la percezione del numero anziché dell’identità, della persona invece della personalità. Ritratti che attendono la continuità… della vita, degli affetti, delle emozioni contro la fissità delle attese: congedi dal consorzio sociale fittizio. La pittura di De Crescenzo rimarca l’indagine psicologica del soggetto intento a riappropriarsi del dialogo intimo, contrapposto alle eluse, mancate condivisioni. E’ riattivazione pessimistica dell’io nell’interscambio con se stesso: un colloquio afono per raffigurare l’immagine della solitudine e nel contempo scongiurarla. L’Artista utilizzando forme dal vero riesce a far emergere il sentimento di squallore che il cuore delle città mostra nell’ingranaggio produttivo del terzo millennio. Vincenzo Baratella ©
Senza titolo, 2003, tecnica mista su tela, cm 123 x 100
Esterno/interno, 2001, tecnica mista su tela, cm 110 x 80   
Alberto De Crescenzo è nato nel 1961 a Milano, dove vive e lavora. La laurea in Ingegneria Civile non ha limitato la passione per l’arte classica. Sin da giovane ha curato il disegno mostrando predisposizione per la figura umana ed i volti in particolare. Negli anni Novanta ha frequentato la Scuola del nudo presso l’Accademia di Brera. Da oltre un ventennio si dedica assiduamente alla pittura. Dal 2000 ha esposto prevalentemente in Italia. Le mostre più significative sono state le seguenti: 2003 - Personale presso la Galleria Ciovasso, Milano. Catalogo di Giorgio Seveso. 2004 - Kunstwien  (con la Galleria Nuova Artesegno di Udine). 2004 - “Check point”, Palazzo Frisacco, Tolmezzo (UD), organizzata dalla Galleria Nuova Artesegno di Udine. 2004 - Personale presso Artesegno Centro d’Arte, Udine. 2005 - Artverona05 (con la Galleria Antonio Battaglia). 2005 – Personale presso la Galleria Antonio Battaglia, Milano, Catalogo di Pierluigi Casolari. 2006 - Human@rt, a cura di Luciano Barbera, Ciminiere di Catania, con Nuova Artesegno.  2007 – Personale presso la Galleria Nuova Artesegno, Udine a cura di Enzo Santese. 2017 – Arte Padova, Stand personale.
Gruppo di passanti, 2009, olio su tela, cm 60 x 84.
Ragazzo fermo, 2010, olio su tela,  cm 70 x 75
opera di De Crescenzo


momento inaugurazione 
momento inaugurazione 
momento inaugurazione 
momento inaugurazione 
momento inaugurazione