MOSE’ BARATELLA
curata dalla prof.ssa Emanuela Prudenziato
humilesque ollae
dal 29/09/12 al 31/10/12
presso lo Studio Arte MosèVia Fiume, 18 – Rovigo
humilesque ollae
Ogni
arnese a contatto con l’esperienza umana ne diventa simbolo; questo esprime
l’opera di Mosè Baratella. La lettura dei manufatti è quanto mai soggettiva, intensa,
coinvolgente, elaborata, un flusso di coscienza, una ricerca del proprio tempo
per con-fermarlo. Più significativo è il legame con gli utensili della cucina, humiles
ollae, quando si rinnova come un
rito la preparazione delle pietanze per la famiglia: la scelta
del cibo, delle pentole adatte per
la cottura, gesti accurati, precisi, atti a ricreare quel gusto
gradevole a tavola e con la stessa semplicità rigorosa offrire sulla tela quelle
piacevolezze gustative. La pennellata decisa, la mano segue il pensiero, la
passione di esprimersi in pochi tocchi fanno emergere dalla immagine gli oggetti del quotidiano. La personificazione del
vivere, dei gesti in cucina, nel cuore della propria famiglia, gli sguardi, le
cose dette, il tono di voce che risponde alla richiesta del gusto di una
particolare pietanza; tutto ciò si percepisce dai quadri con gli ordinari
tegami colorati: rossi, blu, alluminio, che rivelano l’usura del tempo, la patina calcarea
dell’acqua, le bruciature, le screpolature ed un occhio nero al posto dello
smalto. Un modo per scrivere lo scorrere della propria vita, le proprie scelte
nel bene e nel male. Una pennellata più corposa, una correzione come un
rammarico, un ricordo tra i chiaro-scuri ed ancora colore più vivo, più
brillante, via con forza, per far rinascere quel magico momento, un taglio di
luce fra zucche, arance, uova e carnose verze appena colte. Alcune inquadrature
tratte dal lavoro in cucina, tra i fornelli, un pollo spennato pronto per
essere cotto, arrostito, gli aromi dell’orto: prezzemolo, aglio, per preparare
polpose melanzane di un viola ametista del Brasile, una bottiglia verde
tra arance tarocco succose, profumate avvolte in uno strofinaccio, le uova per i dolci, la pasta fresca “creata” dalle
mani esperte della consorte. Ancora
peperoni gialli, rossi con la loro polpa carnosa, croccante e saporita ed un
grappolo d’uva bianca sullo sfondo. La raffigurazione degli attrezzi abituali
costituisce una modalità espressiva che tende all’analisi e alla narrazione
della vita familiare negli aspetti più intimi, più veri. L’arte, la capacità di
vedere oltre per parlare di sé, di quanto si considera importante, offre la
possibilità di volgere l’attenzione alle piccole cose e le rende grandi per la
loro semplicità, autenticità. Il quadro, che vede della frutta in primo piano
ed una pentola seminascosta da una tovaglia, presenta sullo sfondo delle
figure: una madre ed un figlio, la realtà fondante dell’esistenza umana, sono
immagini lontane, ma importanti per le
quali e con le quali condividere la quotidianità della propria espressione
artistica, il gusto, la piacevolezza del dipingere per comunicare più
intensamente i propri sentimenti. Tanti
momenti di vita fermati sulla
tela come ricerca recupero
del tempo, istantanee di
famiglia, ricordi interiori, riflessioni pittoriche guidate dal colore
dalla luce, da quel sentimento inspiegabile che spinge a rappresentare ciò che
si ama, quell’ unione, quella religione
del nucleo familiare una pittura
realista dove le cose
“parlano”, “raccontano” la vita dall’ interno di una cucina per arrivare
al sentimento per la devozione, l’attenzione instancabile della consorte Giuliana, decisa e sicura nel suo affetto e nelle sue azioni per
costruire, difendere il proprio “nido”, l’equilibrio, la serenità dentro e
intorno alla propria famiglia.
Emanuela Prudenziato