giovedì 17 novembre 2016

ROBERTO TONELLI: Solo alberi ?



ROBERTO TONELLI: Ceci n’est pas un arbre.
Osservando, con uno stacco dal pensiero logico-critico, l’opera incisa di Tonelli, e nella fattispecie la ritrattistica di un preciso aspetto della natura, sento di entrare in un mondo intimistico e protettivo. Intrinseco e simbiotico all’uomo è l’albero. Roberto Tonelli, bolognese di nascita e piacentino d’adozione, si presenta con una personale monotematica d’incisioni, avente per oggetto argomentativo l’albero. Questo è stato l’ispiratore fin dalle origini dell’umanità. Compare nella tradizione teologico essoterica come generante il frutto della tentazione; nel mito diviene Daphne, lauro, la naiade insidiata da Apollo; Venere fece del mirto l’arbusto della fecondità; uomini animano la linfa delle fronde straziate dalle Arpie nella selva dantesca dei suicidi; la foresta nella fiaba è il regno della strega, dell’orco… In questo caso, attraverso una decodifica psicoanalitica, l’intrico arboreo è l’insidia dell’incognita; il protagonista, sovente giovane avventuroso, si mette in competizione con se stesso per superare la prova e con essa il rito d’iniziazione. La foresta è abitata anche da elfi, gnomi, nonnine ammalate che attendono l’aiuto dell’adolescente catapultato velocemente nel consorzio sociale, adulto alla stregua del boscaiolo o del provvidenziale cacciatore. La sommità dei rami, intricati tra loro, furono l’occasionale strada aerea di Cosimo Piovasco di Rondò, nauseato dal contesto familiare bigotto, codino, elitario; aggrappato alla corda di una mongolfiera scomparirà oltre le nubi per mettere in risalto fino alla morte la dimensione ultramondana dell’uomo. Con le radici nella terra, dalla quale estrae il nutrimento, l’albero protende per tutta l’esistenza i rami verso una dimensione più nobile. Più è alto più è rassicurante, ristoratore; in tutto simile alle aspirazioni umane. Roberto Tonelli indubbiamente è condotto nel panismo della natura, descrivendo l’ideale transumanazione; a tal proposito sfoglio con la mente  le acqueforti “Metamorfosi”, “La vita infinita(?)”e “Un viaggio memorabile”. In quest’ultima incisione mi sovviene il raffronto con il personaggio citato da Calvino e la levitazione surreale di uomini e cose di Magritte. Ceci n’est pas un arbre; il soggetto di Tonelli è la metamorfosi dell’albero a idea contingente… Nell’albero si marcano e percorrono le tappe della vita, non disdegnando comunque una full immersion piacevole tra la vegetazione. In “L’azzurro mai sempre uguale” due solitari giganti, nel mezzo di una sconfinata campagna, sfidano la magnificenza del cielo. Tonelli esalta la natura madre rigenerante e sotto la frescura di un “Gotico fiorito” celebra l’arcadica, bucolica poesia “Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam meditaris avena”. [©Vincenzo Baratella]

Sotto alcune immagini dell'inaugurazione:








alcune acqueforti dell'Artista Roberto Tonelli