lunedì 16 marzo 2015

Giovanni RUSSO

Giovanni Russo allo Studio Arte Mosè
con riflessioni sulla società.
Inaugurata sabato 14 marzo allo Studio Arte Mosè la personale di Giovanni Russo ha riscosso unanime apprezzamento. L’Artista trevigiano ha avuto giovanissimo il suo primo approccio all’arte; a soli sedici anni sentiva un’attrazione indicibile per l’impasto con i colori ad olio. La maturità lo spinse ad usare molteplici tecniche per meglio esprimere le sue tematiche. Con una ventina di opere di indiscussa bellezza, presenti nella mostra, Russo fa emergere una personalissima tecnica. Al primo impatto visivo sembra di gustare una rassegna fotografica con immagini dalle tonalità seppiate, quasi ingiallite dal tempo. In molti casi c’è comunque una rielaborazione di foto che hanno fissato peculiari fatti sociali. Russo utilizza per lo sfondo carta da pacchi ocracea; su questa disegna i soggetti che successivamente definisce con i pastelli neri e altri della scala del  grigio. Gli interventi con il bianco sono tocchi di luce per dare volume ai corpi. La carta vergata favorisce una sorta di trama che ricorda la retinatura di vecchie foto. Solo in due opere l’Artista ha voluto marcare maggiormente le tonalità del verde … il colore che più riporta alla speranza nella terza età. Questo è un argomento più volte trattato nella mostra: l’anziano al parco con il coetaneo dirimpettaio con il quale condivide il buon bicchiere di vino e la frugale merenda con uova sode. Due anziani al dopolavoro ferroviario, colti a condividere la lettura del quotidiano, lasciano trasparire espressioni di pessimismo. L’incertezza del domani è massimamente evidenziata in un’opera che ricorda la miseria durante la depressione americana. Compare l’insicurezza economica e i bimbi smarriti chiedono cibo alle madri. Sono in alcuni casi immagini forti; nella comparazione ieri e oggi, Russo sottolinea il comune denominatore che lega le opere in mostra: le riflessioni sulla società; i temi caldi di Papa Francesco sulla dignità dell’uomo con il lavoro e le povertà nel mondo … E’ smarrito lo sguardo dell’anziano, contadino con la camiciola a quadrettini e la “cicca” tra le labbra, soprattutto se  a fianco, su di una vetrina, campeggia l’inquietante sigla INPS. Sfondi e paesaggi alle spalle dei protagonisti sono delle scenografie all’unisono con i temi sviluppati: i rifiuti sull’acciottolato accentuano il degrado della società consumista. Tuttavia Russo non ha una visione pessimistica del mondo; fa vedere, dopo la denuncia, il desiderio della ripresa e del riscatto. La neve, spesso presente, candida, pulita, monda tutte le sozzure umane  - l’Artista la predilige nelle opere proprio per questa funzione - e rende agli uomini un’immagine di pulizia e di raccoglimento. In questo Giovanni Russo ama confrontarsi con se stesso e trovare l’armonia con l’umanità. Vincenzo Baratella
inaugurazione da sinistra: Giovanni Russo,  giornalista Dott.ssa  Maria Chiara Pavani, Dott. Paolo Avezzù e Dott.ssa Emanuela Prudenziato.
Vincenzo Baratella presenta la rassegna; al centro l'Artista; a destra il Dott. Paolo Avezzù.
Interno con Figure Ferrovieri - 44,5x56 carboncino su carta
INPS, carboncino su carta su tavola 40x30
Terza età 35x49,5 carboncino su carta


domenica 1 marzo 2015

8 marzo in libreria


EMANUELA PRUDENZIATO RITORNA ALLA POESIA CLASSICA.
PRESENTAZIONE DELLA RACCOLTA “RITRATTI”
IN  LIBRERIA PAVANELLO
Un appuntamento di indubbio significato per sottolineare la sensibilità della donna nella ricorrenza a lei dedicata. L’otto marzo è festa laica per ricordare l’importante funzione sociale, economica della donna nella società e non solo; ma per ribadire il ruolo morale della stessa nel contesto familiare. Sensibilità dunque, che in molti casi può essere esibita nella poesia. Ecco dunque il connubio idoneo a celebrare la festa: sensibilità di donna e manifestazione poetica. Sabato 7 marzo, alle ore 18, presso la libreria Pavanello, in via Silvestri, 59 a Rovigo, Emanuela Prudenziato presenta la raccolta di poesie: “Ritratti”. Quella della scrittrice rodigina  è una poesia classica: la lirica per eccellenza, nata con l’uomo, cresciuta tra le colonne ioniche, consolidata nella coscienza della polis ateniese, continuata nei cenacoli latini, ripresa dalle accademie … evergreen. L'accostamento di parole  e di suoni, la melodia, il ritmo, l’ onomatopea del lemma classico contro lo spergiuro futurista esaltato. Prudenziato Emanuela, insegnante di lettere al liceo Celio-Roccati di Rovigo, riprende i lirici greci; i primi, i puri,  individualisti… spontanei nel godere sensazioni ineguali  prodotte dal gorgoglio delle acque, dall'argento delle nubi, dal brusio nell’agorà, dal frusciare di foglie, dall'incommensurabile dono dell'orizzonte. Emanuela usa una poesia breve, ermetica nei volumi, immediata; forse anche di getto nel cogliere emozioni dalla natura. Dalla rilettura nell'indubbio piacere del riprovare il provato, si riassapora  la tenue giostra di termini come si evince nelle liriche di Alcmane, di Saffo, di Anacreonte e di Alceo. La lettura della silloge fa gustare i soliloqui con la natura e la rievocazione del ricordo: perpetui sentimenti, mossi  da fili invisibili nella ragnatela del creato. Una lirica altamente melodiosa, di trasporto; classica dunque nel ridare  il bello dalla  bellezza. Sono in effetti ritratti della natura e della poetessa. La raccolta esclude le vicissitudini della vita. Si respira aria leggera. Il fruitore non si sente ancora una volta gravato dal pessimismo, dalla triste condizione umana, dal destino ineluttabile dell'uomo, da sentimenti mancati, dalle pene d’amore. Emanuela trasporta all'incantamento, così come deve essere, con lo stesso scopo per il quale è nato il carme.   Vincenzo Baratella                                                          

L'Autrice, prof.ssa Emanuela Prudenziato.