venerdì 22 gennaio 2021

Io guardo da fuori - Studio Arte Mosè



# IO GUARDO DA FUORI è la costretta rassegnazione per vedere l’opera attraverso il vetro e, nel contempo, far emergere lapalissiana dimostrazione che lo Studio Arte Mosè non è privo di stimoli e di proposte in questo periodo storico pieno di contraddizioni, di presenzialisti, di arricchiti col dubbio e di troppi poveri certi. La scelta della galleria all’allineamento alle imposizioni statali è prioritariamente la pandemia. Vero. Indiscutibilmente certa la peste che impera da oltre un anno, tuttavia se il decesso per Covid è probabile, la morte per fame è certa. Ad aggravare le paure sono pure i media che cavalcano l’onda per un’audience smisurata. Nel privato avanzano le nevrosi, gli stati d’ansia e un necessario bisogno d’affetto; trovo in ciò la spiegazione vedendo che una famiglia su dieci porta a defecare sulle vie cittadine il cane. Povera bestiola snaturalizzata al peculiare ruolo divenendo sostituta d’interscambio sociale. In un isolamento pre-morte psico-fisica pure gli studenti avvertono il disagio durante le lezioni digitalizzate a distanza e la mancanza del confronto con i coetanei. E’ proprio la classe studentesca, quella contestatrice, quella che aborriva le agenzie educative e le atemporali figure docenti che chiede ora a gran voce il ritorno sui banchi. In un anno di vissuta “sindrome paguro”, si è dato riconoscimento all’alta funzione di docere ed educare che travalica la divulgata funzione di valutare capacità, conoscenze, competenze. E’ emersa la funzione socializzante della scuola contro una “leopardiana” auto inculturazione; lo studente in quasi perenne lockdowun ha compreso, e questo è un bene derivato dalle coercizioni, la vitale necessità del rapporto con gli altri, oltre il pigiama party, che la scuola dà ed è riuscita a dare. Per gli adulti, si dice eufemisticamente over-, satolli di pubblicità martellante imperniata a reclamizzare prodotti contro l’invecchiamento e alle correlate deficienze progressive del meccanismo biologico umano, mancano gli ospedali della mente: i musei, le pinacoteche, le mostre, le biennali… Vitamina per l’efficienza fisica, l’acido ialuronico per pelle giovane, la talcosa per l’incontinenza, altra ancora per la minzione, ancora per il sonno, per strappi muscolari, per stomatiti, per gengive sanguinolenti, per la morte prematura; ma nulla per l’anima, la psiche, per la soddisfazione interiore davanti al bello, per una sana sindrome di Stendhal. Purtroppo la paura, aggravata dal terrorismo mediatico, imbozzola sempre più l’individuo ad una solitudine psicologicamente deleteria e devastante. Allo Studio Arte Mosè la cultura, l’arte, la spinta motivazionale al confronto, alla critica costruttiva a nuove esigenze proposte (forse anche vecchie) non cessano. La galleria dà continuità all’imperativo etico per cui è sorta. E #io guardo da fuori è una mediata, sicura soluzione nell’arcobaleno monocromatico arancione-rosso delle zone tristi; un albio per abbeverare forever lo spirito. ©Vincenzo Baratella