sabato 29 agosto 2015

THE BAG


THE BAG

UN AMBIZIOSO PROGETTO

Nonna in altri tempi suggeriva: “Prendi la sporta… Metti la roba nella sporta”. La borsa era lo strumento di e per il consumo. L’oggetto in sé includeva la fruizione utilitaristica. Nella saggia, genuina, mentalità popolare la finalità della borsa era contenitore utile alla sopravvivenza; portare a casa il necessario. Lavoro, guadagno, compero, vivo. La circolarità delle azioni per il soddisfacimento del primo tra i bisogni istintuali; tuttavia il recipiente non è vincolato al solo trasporto materiale, pure a beni che investono la sfera emozionale e intellettuale. Anche in questo, come nel primo caso, la sporta è correlata al ciclo biologico, che è in ogni caso collegato al lavoro, testimonianza di sé, del proprio esistere, delle prestazioni manuali, specialistiche, artistiche. La “sporta” portare a casa, accaparrarsi, in senso reale o figurato, il meglio del soggetto e dare agli altri l’identica opportunità. Nel dare-avere si completa il cerchio biologico; e non è sola dimensione materiale: “… non di solo pane”. Non è programmata l’indagine sullo spiritualismo religioso, comunque è efficace citazione per evidenziare il presupposto dell'intelligere. Pensare, essere (Cartesio), produzione, remunerazione, alimentazione (sinistra hegeliana, Marx), esistenza e interscambio sociale (esistenzialismo). Lavoro e veicolarità del pensiero su e per l'esistenza. Dunque lasciare la testimonianza, la testimonianza sublime, quella riconosciuta universalmente come forma d'arte. Cosa sia, come e perché è altro e virare sulla questione estetica crociana esulerebbe dalla funzionalità della mostra. Per ora é da accettare l’assioma Arte riconosciuta nominalmente tale sic et simpliciter, universalmente. Forti della spinta emozionale, finalizzata ad autocelebrare l’unicità vivendi, gli eserciti di artisti veri, autoreferenziati tali, dilettanti e hobbysti “cavalcano l’onda”. Sorgono spontanee due domande: numero e qualità e correlazione relativa. Erano tanti gli artigiani greci e abbondante è la ceramica ritrovata; con identici prodotti fittili esibivano grande quantità e qualità; furono semplici banausoi. Numerosi gli artisti medioevali e rinascimentali se nel computo vanno le intere scuole di bottega; il distinguo fu fatto da pochi. Esiguo, nel contesto mondiale, il numero degli artisti figurativi nel ‘700 e nell’800; qualità sublime, quantità esigua. Il secolo scorso, fino ad oggi, ha progressivamente aumentato gli adepti (sono esclusi i capiscuola e i grandi), che hanno lavorato sulla ricerca, scadendo in produzioni a volte ripetitive, similari e comunque fenomenologicamente ovvie. Essere e tempo danno la dimensione del prodotto artistico: opinabile il risultato, valida l’intenzione esposta.  Assente il connubio tra l'idea e la concretizzazione della stessa; in molti casi è latitante la consistenza dell'opera riconosciuta a valenza universale. Attualmente le grandi rassegne pongono l'intenzionalità, il progetto piuttosto dell'opera realizzata. Vengono sfoggiati video, comunicati stampa, immagini, installazioni… Domani i nostri figli, nipoti, le generazioni future che cosa porranno nella sporta? Dove contenere istallazioni, video-progetti, materiale cartaceo, strumentazioni, monitor…? Impossibile ricreare e ricollocare i frutti delle grandi esposizioni; ai posteri resteranno le proposte intenzionali; musei ricchi di pubblicazioni, di CD, di DVD, di file per ricordare le performance, installazioni, progetti, oggetti contestualizzati in ville, chiese sconsacrate… Esempio verace, grossolano ma opportuno quello della sporta, the bag. In essa cosa mettere? La domanda retorica, senza fini provocatori, pone l’impossibilità di archiviare ciò che in quasi un secolo è stato esibito. Le Biennali d’arte internazionali sono (dovrebbero essere) la massima concreta espressione del pensiero artistico globale; tuttavia in poche eccezioni ho riscontrato prodotti d’arte musealmente fruibili domani. Il mio parametro per misurare l’arte, a dispetto di altro, esige l’unione di idea, forma, tecnica e risultante singolare; invece al presente l’arte è intesa come veicolo di messaggio critico, distruttivo; sovente denuncia, in limitati casi propositivo. Manca dunque l’oggetto, pur esso vettore, tangibile, esteticamente migliore rispetto alla mediocrità del prodotto comune. Nel medioevo: Cristi, Santi, Madonne; oggigiorno: denuncia alle ecomafie, all’alterazione dei suoli, al surriscaldamento del pianeta, alle energie sporche, al degrado urbano e suburbano, al terzo, quarto e quinto mondo. E ancora installazioni, video, muraglie imbrattate per esporre gli stessi concetti o altri relativamente innovativi nel proporre modelli di vita, d’insediamenti e di sfruttamento delle differenti aree della Terra. Tutto meravigliosamente lodevole quando rientra, così per caratteristiche proprie, nella ricerca scolastica, accademica, giornalistica, televisiva o antropologicamente approfondita (il mio pensiero va in automatico al padiglione dell’America Latina, all’Arsenale di Venezia, dove le voci, dagli altoparlanti, segnavano le peculiari identità fonetiche delle popolazioni indigene). Le generazioni del terzo millennio, bombardate da informazioni continue dei media, da internet, predisposte a conoscere ancor di più nello specifico, troveranno risibile il messaggio già obsoleto da conservare. E ancora un esempio esplicativo. Israele ai Giardini della  56^Biennale ha rivestito con copertoni usati d’auto le intere facciate del padiglione; una sorta di maglia nera, un assemblaggio modulare con pneumatici portati direttamente dallo stato mediorientale. “Il progetto Archeology of the Present (nota bene il termine: progetto quindi, non opera), uno dei più ambiziosi di Geva Tsibi… i pneumatici attestano uno stato di pericolo, sono la presenza di un materiale forte e comunicano un’intensa e pressante dichiarazione visiva politica”. Questo il comunicato stampa. Ma alla fine di novembre chi si farà carico del riciclaggio del rifiuto speciale gomma usata? Sarà riportato tutto nello Stato di provenienza? Rimarrà in sito? E quale sarà la memoria storico-artistica trasmessa dalla Biennale internazionale delle arti di Venezia  per le generazioni future? L’esempio non è circoscritto, ma da estendere alla più parte dei padiglioni, alle rassegne collaterali e alle mostre contemporanee in Italia e non-. C’è il sentore di una regia occulta all’interno del villaggio globale: la strategia del disfattismo concettuale al fine di circoscrivere il pensiero libero individuale. L’addetto ai lavori, l’artista, è fuorviato, è frastornato dalla miriade di messaggi, è lusingato dalle prove innovative, ego-isticamente desidera emergere, perciò abbandona il gusto estetico, contenutistico-formale dell’opera per sperimentazioni. L’approdo è dunque nella ricerca, che, come tale, è puramente intenzionale. E purtroppo le tematiche, adatte a far breccia sulla massa, si ripetono: guerra, violenza, ecologia, ecomafie, degrado, sfruttamento, effetto serra, risorse esauribili, fame… Shock Arte, Popular Art, Body Art, Land Art, ecc… per agganciare, sorprendere, incuriosire, coinvolgere. Nella periodica ripetizione, da oltre mezzo secolo, intenzionale dei contenuti cosa metteremo nella borsa delle testimonianze? Nella ricaduta documentaria scopriremo tra le fonti pneumatici, segmenti di travi secolari del Palazzo Mora, cumuli di segatura, coaguli di resina, muri di villa zonati di colore a mo’ di Mondrian, tubi aerei di policarbonato nei quali la spinta pneumatica fa scorrere palle bianche di gomma e tutto per “porre questioni -come afferma l’artista ungherese- sulla sostenibilità”. E ancora che ne saranno degli abeti mobili del Padiglione francese, degli specchi rotti, dei legni vecchi dell’Azarbaijan, delle bacinelle multicolori in plastica collocate nel Pavihão de Angola? C’era forse bisogno di citare Brian Eno, nella maestosa cornice di Palazzo Pisani, al “Benedetto Marcello” per fare ciò che suggeriva, all’età dei dinosauri, il mio professore di disegno delle medie? “Ragazzi provate a fare un ornato -così chiamava il disegno libero- ascoltando la radio”. La casualità cromatica era favolosa; la stessa che ho rivisto mezzo secolo dopo. Ho ritenuto opportuno conservare una memoria storica: le sportine… comunque vuote! Nel futuro è mia intenzione riempire d’arte i contenenti attraverso il reclutamento di Artisti che possano lasciare la testimonianza significativa. Un gruppo, senza ripetizioni della Nuova Figurazione di Bonito Oliva; una scuola, non certamente la rinascita di Barbizon; un manifesto, senza scomodare Marinetti, Tzara, Breton;  un programma, senza l’esaltazione del capo; un recupero dell’arte propositiva, fuori dagli atelier, condivisibile nel sinolo di materia-forma-idea. Nella bag è mia intenzione mettere, e destinare alle generazioni future, prodotti singolari, museali, capo-lavori, universalmente riconosciuti tali, fatti con testa e perizia tecnica… Per ora la presente è ambizioso progetto.          Vincenzo Baratella

 


TESTIMONIANZE  DELL’ESPERIENZA  ARTISTICA       
 
Abbiamo bisogno di ricordare? Esistono memorie rigide e virtuali, strumenti per ricordare, ma quale valore, che senso ha soprattutto che cosa vogliamo conservare nella nostra mente per dare e riscoprire un senso nel tempo? Osservare opere d'arte, delle installazioni, video ha ancora un significato tale da chiedersi se vale la pena o meno ricordare? I supporti tradizionali vengono tutt'oggi usati. Semplici, utili, variopinte borse di stoffa sono un esempio di questo tentativo. Un'idea può essere pubblicizzata, memorizzata grazie alla stampa su bag. Alla Biennale tante variopinte bag sono state usate: parlano d'arte, in un contesto storico come Venezia con i suoi palazzi dalle strutture geometriche particolari realizzate con l’uso di marmi dalle diverse colorazioni a quei tempi qualcosa di nuovo non solo visivamente, ma anche dal punto di vista sociale e culturale ed il messaggio è rimasto inalterato sempre nuovo, interessante. L'armonia di Venezia riesce ad accogliere nuove espressioni estemporanee a dar loro significato, dimensione. Un dato storico inalterato, ma pronto alle provocazioni, alla modernità, alle espressioni impreviste, impensabili. Tante borse, tanti idee?
Emanuela  Prudenziato
 


DAL 5 AL 24 SETTEMBRE ALLO STUDIO ARTE MOSE' DI ROVIGO LA MOSTRA "THE BAG"

Sabato 5 settembre alle ore 18 lo Studio Arte Mosè inaugura, con il titolo the bag, una singolare e provocatoria mostra. E’ una rassegna con grandi artisti, già entrati nel plauso del pubblico e della critica e indubbiamente nella storia dell’arte; sono gli artisti che contrastano con le manifestazioni oramai sfruttate nelle istallazioni, nei progetti, nelle arti informali e socialmente “impegnate”.  La mostra di via Fiume, 18 a Rovigo è l’inizio di un programma ambizioso: un progetto per recuperare l’arte leggibile, figurativa, tecnicamente superlativa da lasciare ai posteri. La sporta è da sempre il mezzo per  appropriarsi di un bene e trasportarlo alla peculiare designata destinazione. Nella bag è intenzione del curatore Vincenzo Baratella mettere, e destinare alle generazioni future, prodotti singolari, capo-lavori, universalmente riconosciuti tali, fatti con testa e perizia tecnica. La rassegna è liberamente visitabile dalle  16,30 alle 19,30 dal lunedì al venerdì fino al 24 settembre p.v.
Si ringrazia RADIO ROVIGO NET  e Direttore Dott.ssa Chiara Paparella.
 
 Artisti in mostra:
Marco Manzella
Marco Manzella, La tuffatrice.

Gentile Vincenzo Baratella, mi ha fatto piacere risentirti ieri [2.9.2015] e vedere che sei sempre attivo e pieno di idee. Ho letto il tuo testo e lo condivido, soprattutto quando parli di  proposte artistiche ridotte ormai solo a progetti, non ad opere finite. Non ho ancora visto questa Biennale, ma già nella precedente abbondavano materiali esposti per sottolineare complicati "processi creativi" Che facevano poi arrivare a chiedersi alla fine :"si...va bene, ma l'opera dov'è"?. Continuo a  credere alla pittura di qualità e al lavoro serio, "artigianale", del buon  artista, […]  Apprezzo la tua iniziativa e sono contento di farne parte. Mi aggiornerai sugli sviluppi, d'accordo? Un saluto e auguri di un buon esito delle tue iniziative. Marco www.marcomanzella.it.

 

 

Leopoldo Marciani
Leopoldo Marciani, Sulla spiaggia
 
 
Osvaldo Forno
Osvaldo Forno, Il testamento
 
 
Giuseppe Biguzzi
 
Giuseppe Biguzzi,  Fanciulla
 
 
Mosè Baratella
Mosè Baratella, La famiglia
 
 
Edi Brancolini
Edi Brancolini, Conversazione
 
 
Alessandro Bulgarini
Alessandro Bulgarini, Tempus edax rerum
 
Raimondo Lorenzetti
Raimondo Lorenzetti, La vita

 Ringraziamento al Direttore de La Settimana, d. Bruno Cappato per  stampa articolo mostra.
 
articolo su LA VOCE del 11.09.2015 firmato dalla giornalista Dott.ssa  Maria Chiara Pavani