lunedì 20 luglio 2020

MAI PIU' COME PRIMA alla Studio Arte Mosè


MAI PIU’ COME PRIMA
Curatore  Vincenzo Baratella      
STUDIO ARTE MOSE’  Via Fiume, 18 Rovigo
Dal  23 luglio  al 28 agosto 2020   lo Studio Arte Mosè  presenta “Mai più come prima”. In questa fase definita di ripresa, dopo il lockdown, si azzarda scongiurare la fase nera della pandemia con un’intuizione nuova nell’approccio artistico. C’è pure il sospetto della normalità; il disorientamento verso quelle che furono le abitudini. In molti casi s’avverte il trasporto nostalgico, quasi museale per l’attività degli artisti e una reinterpretazione dell’opera. I mesi di isolamento hanno incentivato la sensibilità e fatto produrre nuovi messaggi. La collettiva di via Fiume, con una ventina di opere e di artisti, mostra il prima e il dopo; rassegna ponte di tre momenti: la vita, la morte, la rinascita; una miscellanea di temi, tecniche, correnti. La fanciulla in fiore, omaggio a Gian Antonio di Baratella Mosè è la celebrazione della giovinezza; eleganza di ragazza presentata nella continuazione di un fiore; alle spalle il ganzo felliniano per ricordare indirettamente le pagine di Cibotto sulla dolce vita romana. Il mascara forte, come s’usava allora e rimarcava Renato Borsato, sugli occhi di una lei  in posa di fronte la veduta lagunare. Corsa di una, cento, Michol estensi, protagonista di Bassani, con lo stuolo di bici pronte a lato del Castello, in quell’intimità cittadina che solo Luigi Marcon sa ricreare. Poesia d’altri tempi con i veli di Lidia Borrelli, con la Sibilla sul prato del collegio coronato dal boschetto e leggere, forse, i canti orfici. Immagini struggenti che solo Impero Nigiani, con astuta verve fiorentina fa rivivere. A volte scende il velo del ricordo, come nell’uso ottocentesco del narrare: la frutta d’altri tempi: le mele cotogne di Emanuela Prudenziato, che spandono sull’armadio il profumo acerbo del bucato pulito. Edi Brancolini abbandona due dame sul canapè in un’aria d’attese e di silenzi secondo i simboli di un preraffaellismo che non ha mai smesso. Nella rassegna non mancano i quesiti posti dall’artista bassanese Toni Zarpellon che predilige graffiare con la matita, con i pastelli scuri, sul fondo azzurro di un cielo di speranza le cinque W del giornalismo: chi, come, quando, dove, perché. Zarpellon  denuncia l’impazzimento della scienza ed il sopravvento della stessa fino alla crocifissione dell’uomo. Nell’impossibilità di dare risposte ai grandi quesiti, come Amleto, esibisce il teschio sulla sedia. Non mancano opere dal tono satirico; Mariano Vicentini con un quadro pop di straordinaria attualità, unisce gli Stati europei, debitamente con i colori della moneta unica, con una cucitura a spago, ben salda. Collettiva alla quale non può mancare il messaggio di speranza lanciato da Vico Calabrò, con i musici nei campielli e le note alte tra li angeli. La mostra di via Fiume, 18 è aperta dal lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 19.30; visitabile a ingresso libero con mascherina in ottemperanza alle vigenti disposizioni governative. Per info: studioartemose@live.it
Toni Zarpellon, Pensieri sul coronavirus, pastelli
Mosè Baratella, Fanciulla in fiore, omaggio a Cibotto, olio
Emanuela Prudenziato, Mele cotogne, gessetti
Luigi Marcon, Ferrara, acquaforte