giovedì 3 maggio 2018

Don Chisciotte di Impero Nigiani allo Studio Arte Mosè


Don Quijote secondo  Impero Nigiani.

Figura controversa quella di Don Chisciotte, anacronistica per l’epoca che sanciva la fine della cavalleria. Il Seicento ricco d’innovazioni nel mestiere della guerra e altrettanto fervido nell’indagine metodologico-scientifica, critico sul primato della fede, chiude con l’immagine del cavaliere puro d’animo, devoto al feudatario investitore, pronto al sacrificio e alle grandi imprese, spinto dalla fede nelle cause giuste contro infedeli, difensore dei deboli e della donna. La cavalleria secondo la Chanson de Geste vive solo nell’immaginario, alla stregua del Ciclo Bretone. Lontano dallo spirito di abnegazione di Orlando,  dalla spinta religiosa di Perceval, dal Sigfrido, novello Achille nella saga dei Nibelunghi, il cavaliere era nella realtà stupratore, saccheggiatore e poco avvezzo ai principi morali. Per arginare l’indicibile brutalità la Chiesa intraprese una serie d’iniziative: la Tregua di Dio e la Pax Dei; Guarino, vescovo di Beauvais, nel 1024 pretese dal neocavaliere un esemplare giuramento morale. Mecenatismo e corti fecero rivivere Orlando, i paladini di re Carlo, e gli antagonisti mori, saraceni, sotto l’ottica dell’umanesimo. Ludovico Ariosto, fruitore della protezione estense, intrattenne la corte con il cavaliere impazzito per amore. Aggiunse a corollario maghi, maghe, sortilegi, ipogrifi, castelli incantati. Cervantes, circospetto nell’interrelazione con la predominante coercitiva Chiesa spagnola, si pone derisorio della decadente casta equestre. Di questa celebra comunque l’humanitas, il recupero di valori morali nonché le regole della tradizione. Don Quijote è l’icona di un mondo in decadenza, che aspira -anche solo nella reminiscenza- ai fasti di imprese eroiche. Armato di una picca arrugginita, con l’elmo bacinella di cerusico, assuefatto all’epopea cavalleresca, in sella a Ronzinante, seguito dall’accondiscendente scudiero, il cavaliere sognatore della Mancha si esibisce in una giostra di straordinarie, esilaranti, patetiche imprese. Nigiani, toscano verace, s’investe nella narrazione satirica e dà il la ad una orchestrazione di contrappunto all’intera opera pittorica con brani che narrano il passato e nel contempo enunciano il presente. L’Artista legato alla pittura leggibile, citazionista, con magistrale realismo espressivo, dà energia e attualità al soggetto apparentemente desueto. Impero Nigiani al cavalletto, come regista, sotto l’ombrello parasole, fissa le sequenze del film senza escludere il messaggio etico. L’io narrante del pittore, grazie soprattutto al rigore del tocco formale cromatico, rigenera l’opera del passato in chiave moderna. I Picari coevi s’incarnano nelle figure scure di madri, vedove, donne dimesse, così come il toro nero, picassiano, simboleggia la mediterraneità nel gioco di colore giallo nero, all’unisono con le tauromachie, con i sogni di potenza di imperi senza confini o di libertà attese per moriscos e marrani. Nigiani compatta ieri e oggi, il passato e la modernità con il sicuro intento di coniugare nella ironia narrativa l’incedere di Don Chisciotte e Sancho Panza lungo il Palazzo della Civiltà del Lavoro. Alla marcia del Quarto Stato s’uniscono Elisabetta di Valois e lo stesso Cervantes guarnito di garofano rosso; l’alternanza diacronica dell’evento similare: la rivoluzione dei garofani contro il regime di Salazar; Pelizza da Volpedo e l’Internazionale socialista per la comune lotta socialista. Proletari e capitalisti, rivoluzionari e reazionari, picari e hidalgos, santi e miscredenti sono tutti presenti nelle sequenze di Impero Nigiani, che, con il sarcasmo che lo contraddistingue, non si esime da porre a sfondo del cavaliere spagnolo l’arredo urbano degno di un ambizioso odierno villaggio turistico. ©Vincenzo Baratella


COMUNICATO STAMPA

Don Quijote (Don Chisciotte)
Personale di pittura di
IMPERO NIGIANI
Studio Arte Mosè di Rovigo, Via Fiume,18
dal 16 giugno al 05 luglio 2018

Curatore  Vincenzo Baratella

Grazie alla consolidata amicizia di Vincenzo Baratella con l’Artista è stato possibile portare a Rovigo la prestigiosa rassegna tematica “Don Quijote”, patrocinata dalla Regione Toscana ed il Comune di Firenze. Sabato 16 giugno 2018 alle ore 18,00 lo Studio Arte Mosè di Rovigo inaugura la personale di Impero Nigiani. L’Artista fiorentino, inserito nei libri di  storia dell’arte, nato -il nome è indicativo- nel Ventennio vanta una lunga carriera ricca di ambiti riconoscimenti. A sommare alla corposa produzione pittorica sono le illustrazioni a pregevoli edizioni della Divina Commedia, delle opere di Ovidio, dei classici greci e dell’epica di Omero e di Virgilio. Di Genova, storico dell’arte, lo definisce Artista dallo sguardo cristallino. “Lo straordinario realismo comunicativo è frutto -secondo Vincenzo Baratella- di una decodifica critica dei fatti storici, di una sapiente lettura dei diversi messaggi culturali e di una perizia tecnico-formale comune solo ai grandi del passato”. Impero Nigiani non ha mancato di stupire con mostre tematiche sugli anni di piombo, sui protagonisti del secolo breve, sul medioevo, e… con spirito ironico toscano, sfruttando “Addio Wanda”, un articolo di Indro Montanelli sulla chiusura delle Case in seguito alla legge Merlin, realizzò una indimenticabile mostra. La Sua produzione è stata presentata da autorevoli critici: Giorgio Di Genova, Vittorio Sgarbi, Giampiero Jacopini, Lucio Scardino, Giorgio Segato ... Ha scambiato l’amicizia, la condivisione di corrente, con le più autorevoli firme del Novecento. Qualche anno fa, quasi a sfogliare l’album dei ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, citando il titolo di un libro di Susanna Agnelli, Nigiani creò una cartella con dieci acqueforti dal titolo “Vestivamo alla marinara (non tutti)” che divenne eccezionale mostra itinerante in Italia. “Don Quijote” è presente allo Studio Arte Mosè, in Via Fiume, 18, con lo stesso corpus in cui è stato mostrato a Firenze: venti oli, due disegni e cartella di acqueforti. Vincenzo Baratella, curatore della rassegna di Rovigo, Don Quijote secondo  Impero Nigiani, scrive:Figura controversa quella di Don Chisciotte, anacronistica per l’epoca che sanciva la fine della cavalleria. Il Seicento ricco d’innovazioni nel mestiere della guerra e altrettanto fervido nell’indagine metodologico-scientifica, critico sul primato della fede, chiude con l’immagine del cavaliere puro d’animo, devoto al feudatario investitore, pronto al sacrificio e alle grandi imprese, spinto dalla fede nelle cause giuste contro infedeli, difensore dei deboli e della donna. La cavalleria secondo la Chanson de Geste vive solo nell’immaginario, alla stregua del Ciclo Bretone. Lontano dallo spirito di abnegazione di Orlando,  dalla spinta religiosa di Perceval, dal Sigfrido, novello Achille nella saga dei Nibelunghi, il cavaliere era nella realtà stupratore, saccheggiatore e poco avvezzo ai principi morali. Per arginare l’indicibile brutalità la Chiesa intraprese una serie d’iniziative: la Tregua di Dio e la Pax Dei; Guarino, vescovo di Beauvais, nel 1024 pretese dal neocavaliere un esemplare giuramento morale. Mecenatismo e corti fecero rivivere Orlando, i paladini di re Carlo, e gli antagonisti mori, saraceni, sotto l’ottica dell’umanesimo. Ludovico Ariosto, fruitore della protezione estense, intrattenne la corte con il cavaliere impazzito per amore. Aggiunse a corollario maghi, maghe, sortilegi, ipogrifi, castelli incantati. Cervantes, circospetto nell’interrelazione con la predominante coercitiva Chiesa spagnola, si pone derisorio della decadente casta equestre. Di questa celebra comunque l’humanitas, il recupero di valori morali nonché le regole della tradizione. Don Quijote è l’icona di un mondo in decadenza, che aspira -anche solo nella reminiscenza- ai fasti di imprese eroiche. Armato di una picca arrugginita, con l’elmo bacinella di cerusico, assuefatto all’epopea cavalleresca, in sella a Ronzinante, seguito dall’accondiscendente scudiero, il cavaliere sognatore della Mancha si esibisce in una giostra di straordinarie, esilaranti, patetiche imprese. Nigiani, toscano verace, s’investe nella narrazione satirica e dà il la ad una orchestrazione di contrappunto all’intera opera pittorica con brani che narrano il passato e nel contempo enunciano il presente. L’Artista legato alla pittura leggibile, citazionista, con magistrale realismo espressivo, dà energia e attualità al soggetto apparentemente desueto. Impero Nigiani al cavalletto, come regista, sotto l’ombrello parasole, fissa le sequenze del film senza escludere il messaggio etico. L’io narrante del pittore, grazie soprattutto al rigore del tocco formale cromatico, rigenera l’opera del passato in chiave moderna. I Picari coevi s’incarnano nelle figure scure di madri, vedove, donne dimesse, così come il toro nero, picassiano, simboleggia la mediterraneità nel gioco di colore giallo nero, all’unisono con le tauromachie, con i sogni di potenza di imperi senza confini o di libertà attese per moriscos e marrani. Nigiani compatta ieri e oggi, il passato e la modernità con il sicuro intento di coniugare nella ironia narrativa l’incedere di Don Chisciotte e Sancho Panza lungo il Palazzo della Civiltà del Lavoro. Alla marcia del Quarto Stato s’uniscono Elisabetta di Valois e lo stesso Cervantes guarnito di garofano rosso; l’alternanza diacronica dell’evento similare: la rivoluzione dei garofani contro il regime di Salazar; Pelizza da Volpedo e l’Internazionale socialista per la comune lotta socialista. Proletari e capitalisti, rivoluzionari e reazionari, picari e hidalgos, santi e miscredenti sono tutti presenti nelle sequenze di Impero Nigiani, che, con il sarcasmo che lo contraddistingue, non si esime da porre a sfondo del cavaliere spagnolo l’arredo urbano degno di un ambizioso odierno villaggio turistico”.
Inaugurazione con la presenza dell’Artista.
Catalogo alla vernice.
La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile:
dal 16 giugno al 05 luglio 2018 tutti i giorni feriali

dal lunedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30
Sotto alcuni momenti dell'inaugurazione
La  gallerista curatrice Emanuela Prudenziato e il prof Antonio Scarpone
il Dott. Lucio Scardino, autore della presentazione del catalogo "Il fantastico cavaliere Don Quijote"
La Dott.ssa Emanuela Prudenziato e panoramica sulle alcune opere di Impero Nigiani
Momento dell'inaugurazione; a sinistra l'artista Mariano Vicentini.
Da sinistra: Vilfrido Paggiaro, Vincenzo Baratella, Impero Nigiani e Lucio Scardino
Vincenzo Baratella e Impero Nigiani
Impero Nigiani e Lucio Scardino








Nicoletta Belli allo Studio Arte Mosè

"Colore e colori" di Nicoletta Belli
dal 26 maggio al 14 giugno 2018








Comunicato stampa

“COLORE  e COLORI”
Personale di

NICOLETTA BELLI

Studio Arte Mosè
dal 26 maggio al 14 giugno 2018

Sabato 26 maggio 2018 alle ore 18,00 lo Studio Arte Mosè di Rovigo presenta la personale di Nicoletta Belli. L’artista padovana ha mostrato già giovanissima l’inclinazione all’arte. Frequenta  a Venezia la scuola di grafica  sotto la guida di Silvestro Lodi. Il percorso evolutivo dal disegno ai colori ad olio fino ad approdare all’acrilico completano la personalità artistica di Belli. Lo studio del nudo arricchisce l’artista di esatte proporzioni delle forme e di superare le stesse con schematizzazioni e geometrie zonali ricche di colore. E’ la soluzione più ambita dalle generazioni della popular art e anche la più efficace per rendere condivisibile lo stato emozionale. Nella mostra Nicoletta presenta una ventina di opere: ritratti, nature morte, paesaggi. “Gli esseri umani, gli ambienti, gli animali in primo piano -sostiene  nel testo critico M. Palladino-  appaiono svuotati di sostanza, alleggeriti, riassunti nelle loro caratteristiche peculiari e animati da un movimento più o meno intenso e avvertibile”. Vincenzo Baratella, curatore della rassegna dice di Nicoletta: “E’ un’artista solare in simbiosi con i suoi dipinti; cromie sfolgoranti come abbagli di luce. Colore e colori che virano in ampie zone, omogenee, esplosive nella scansione dello spettro solare, sagomando le forme. Immagini queste del quotidiano come emerge dai ritratti: persone care, conosciute, colte nella spontaneità dell’agire. E ancora i fiori nel gioco di sintesi delle tonalità, quasi nipponiche nelle reminiscenze; le stesse che sposano nuove tendenze, still life, per cesti caravaggeschi. Nicoletta Belli coniuga le sintesi razionali di Mondrian  con la poetica del vissuto in un connubio di alta fruizione estetica”
La mostra sarà visitabile:
dal 26 maggio 2018 ore 18
al 14 giugno 2018 tutti i giorni feriali
dal lunedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30

Autoritratto dell'Artista
 Il gazzettino 25.maggio 2018
La voce 24 maggio 2018
Momenti inaugurazione della personale di Nicoletta Belli
Al centro l'Artista Belli
Momento della vernice.; sotto: Baratella Vincenzo Commenta l'autoritratto dell'Artista.