lunedì 20 marzo 2017

ELISABETTA NECCHIO: Carte per documentare la vita e l'anima



Comunicato stampa

CARTE PER DOCUMENTARE LA VITA E L’ANIMA
Personale  di
ELISABETTA NECCHIO

Curatore: Vincenzo Baratella
COMMENTO MUSICALE: Prof. Giuliano Pajarini

Studio Arte Mosè
dal 9 al 28 aprile 2017

Domenica 9 aprile 2017 alle ore 17,00 lo Studio Arte Mosè di Rovigo presenta la personale di Elisabetta Necchio. Nata nel 1972 a Como, frequenta il Liceo Artistico “G. Terragni”. Nel 1995 si diploma in Pittura, con il prof. G. Devalle, all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano; tra il 1994 e il 1996 svolge attività nel campo della moda e dell’arredamento come progettista di disegni per tessuti. Dal 1997 lavora nel mondo della scuola, dapprima come docente di Educazione Artistica in Scuole Secondarie di Primo Grado, successivamente presso il Liceo Artistico “G.Terragni” a Como insegna Discipline Pittoriche. Dal 2000 al 2005 è docente di Pittura e di Teoria della Percezione Visiva all’Accademia “Aldo Galli” di Como e attualmente insegna Arti Visive presso il Collegio Papio di Ascona (CH).  Da alcuni anni la sua ricerca artistica, dapprima rivolta ad uno studio di materiali utilizzati all’interno di una pittura tradizionale, si è arricchita di un nuovo percorso nato dall’impiego e dall’approfondimento delle tecniche di fabbricazione della carta a mano. Sono carte forgiate, stampate, in rilievo, acquerellate, commiste a foto e inserti legnosi, impreziosite con foglia d’oro come si addice all’importanza del tema trattato. La recente produzione, frutto di un viaggio a Gerusalemme, focalizza lo studio delle tre grandi culture monoteiste: Ebraismo, Cristianesimo, Islam e le rispettive correlazioni nell’odierno interscambio sociale.
La rassegna, a ingresso libero, sarà visitabile:
dal 9 al 28 aprile 2017 tutti i giorni feriali
dal lunedì al venerdì dalle 16,30 alle 19,30



ELISABETTA NECCHIO:
CARTE PER DOCUMENTARE LA VITA E L’ANIMA

La Carta, la testimonianza, la fonte scritta sono irrefutabili certificazioni dell’uomo sull’interscambio sociale nell’ostentazione dell’esistenza e di peculiari status. Attraverso la documentazione il soggetto balza come icona vitruviana esibendo l’intera humanitas vitae. Le carte attestano l’inevitabile ossimoro antropico: l’essere umano al centro del cosmo ed esiguo al  confronto del creato. E’ il segno dei dualismi potenza-atto, necessario - contingente, dai quali emergono la pochezza  dell’individuo e la lode di Dio. Per Elisabetta c’è aspirazione alla perfezione e nel contempo la comunicazione dell’infelicità. Nelle proiezioni dall’alto la figura è impotente contro un contesto orientato all’individualismo e al consumo. Sono i tre mali agostiniani che circoscrivono le imperfezioni atte a generare sofferenze. Elisabetta è esplicita nel produrre il messaggio essoterico contrapposto a quello esoterico, la comunicazione metaforica contro il lemma criptato. La malinconia per il paradiso perduto legittima l’imprimatur sulla carta che non è solo un sigillo di mera creatività. Ricordo che Elisabetta costruisce la carta: materiale complesso, spugnoso, ricco di sporgenze, di schiacciamenti e rialzi, di curve e linee prospettiche adatto a comporre il percorso del singolo o del gruppo nel contesto cittadino. Emergono padri e figli, figure femminili viste da lontano, dalla soglia; gente amata, incontrata, avvicinata negli “attraversamenti”. I lavori sono concrete meditazioni sui  valori universali: proiezioni teologiche verso le “terre promesse”. In questa sezione, idonea alla speculazione filosofico-teologica sulle tre grandi religioni monoteistiche, il foglio è modellato con inserzioni, decorazioni, alberi cabalistici della vita. La recente produzione, frutto di un viaggio a Gerusalemme, fa conoscere il patriarca, il cammino delle fedi, la promessa. Singolare profetica realizzazione con i soli conferenzieri davanti alle sedie vuote. Congettura, questa, sulla individuale incomunicabilità nel contesto di un esasperato esistenzialismo … Tuttavia le carte di Elisabetta Necchio non scoprono il solo pessimismo, predomina il bianco: il consapevole segno della purezza, della saggezza e della pace. In ciò ravvisa le scelte: il libero arbitrio dell’umanità buona. La  ragione segna sulla meridiana luoghi e tappe dell’esistenza col fine di concretizzare il viaggio. Dall’analisi delle opere si evince il fine: un desiderio di rendere pubblici i contenuti di un’etica sociale liquidata quasi completamente nel corso del secolo breve e reiterata nel nullismo del terzo millennio. Necchio è artista concettuale dai messaggi forti, biblici, trasmessi con il mezzo più idoneo, quello atto a durare nel tempo: il foglio come documento. Sono carte forgiate, stampate, in rilievo, acquerellate, commiste a foto e inserti legnosi, impreziosite con foglia d’oro come si addice agli antichi rotoli del Mar Morto. Fonti documentarie che rievocano la saggezza dei padri o più adeguatamente la morale salvifica contenuta nei tre grandi Libri e nella Torah.
                                                                                         Vincenzo Baratella.
Uomo
 Caotico
Di cuore
 La figlia e il domani
Ti ho vista da lontano
 Cielo di Abramo -notte

 Sotto alcune immagini inaugurazione mostra