REMIGIO SURIAN: DOVEROSE
RIFLESSIONI.
E’
impossibile dimenticare nonostante siano trascorsi oltre settant’anni. Tempus omnia medetur. La massima latina
è inefficace sul punto buio del sadico impazzimento consumato negli oltre
trecento campi di morte distribuiti soprattutto nell’Europa centrorientale.
Nomi di lager, fissi nelle menti e nei cuori con tutto il raccapriccio,
ritornano come incubi alla coscienza, quasi impossibili a credere nelle inumane
generalizzate pratiche di orrore. Il secolo breve non è stato avaro di
dittature, né di crimini contro l’umanità. Remigio Surian, impegnato a
ricercare, e nel contempo riferire, il dramma di milioni di essere umani con
l’unica “colpa” di essere nati sotto la stella di Davide, presenta la mostra
tematica nel periodo consacrato al ricordo; doverose riflessioni,
appunto. L’artista rodigino, erudito cultore di storia dell’arte, mette in
relazione simbiotica la vicenda narrata con figure e simboli dei maestri del passato:
inconfondibile, a volte ironica, citazione comparata. Attraverso un’esclusiva
tecnica dà rilievo al sofferto messaggio. Sul materiale povero, solitamente
tavole -analoghe a quelle rinvenute fortuitamente nei campi-, applica un fondo
di intonaco. L’effetto ruvido dato dalla sabbia veicola il pensiero al senso di
sofferenza, alla barriera, al muro, all’occlusione. Dalle forme, dai corpi, dal
paesaggio spoglio, emergono i toni smorzati, velati nel grigiore… quelli dello
squallore della forzata privazione della libertà. Gli abbagli di luce esprimono
le situazioni chiave di morte: il giallo di cromo è del Zyklon B, il rosso è
del sangue e delle insegne di morte, l’azzurro il rimpianto della libertà. In
accordo con i colori Remigio porziona i temi consolidati nella memoria
collettiva: il lavoro coatto “fa l’uomo libero”, il camino dal quale “passare”
ad altra vita -come scrisse Vincenzo
Pappalettera-, i fili spinati percorsi dall’alta tensione, i “pigiami a righe” e, nell’assurda
coniugazione del dolore, il piccino ebreo chino a raccattare briciole sotto
l’icona del borioso criminale. Su “l’isola dei morti” di Arnold Böcklin la
Bahnrampe conclude la corsa. Quella di Remigio è la mostra denuncia del
genocidio marcato dall’odio razziale; l’intenzione è di rendere esplicita al
pubblico la comunicazione e condividere l’imperativo: mai più. Vincenzo Baratella.
Alcune opere di Remigio Surian in mostra:
Inaugurazione rassegna: sabato 14 gennaio 2017, ore 18, in Via Foiume, 18 a Rovigo
CATALOGO IN MOSTRA.
da sinistra: la Sig.ra Surian, l'artista e la gallerista Prudenziato
Presentazione della mostra
Momento dell'inaugurazione
Da sinistra: L'artista Surian, Baratella e la giornalista Valentina Merlini
Momento inaugurazione
Inaugurazione rassegna: sabato 14 gennaio 2017, ore 18, in Via Foiume, 18 a Rovigo
CATALOGO IN MOSTRA.
da sinistra: la Sig.ra Surian, l'artista e la gallerista Prudenziato
Presentazione della mostra
Momento dell'inaugurazione
Da sinistra: L'artista Surian, Baratella e la giornalista Valentina Merlini
Momento inaugurazione