ARTISTA DEL
SECOLO BREVE
Una data che a
scriverla suscita il sorriso, sembra un gioco ripetere dei numeri per ottenere
un effetto visivo particolare: l’uno assomiglia ad una persona ritta in piedi; i
due nove ricordano i monocoli sul naso, nel vezzo austero di fin de siècle. Un’interpretazione
che rimanda alle contraddizioni di due secoli: quella della nobiltà e della
servitù ottocentesca contrapposta al secolo breve della borghesia e del
proletariato. Nasce il 17 novembre; importante
ricordare che si tratta dell’anno subito dopo il primo conflitto mondiale,
un’epoca che ha visto posizioni ideologiche scontrarsi per dare una soluzione
concreta ai problemi del popolo sconfitto soprattutto dal punto di vista
economico, sociale, dalla classe dirigente, da chi deteneva il potere e voleva
dimostrare la propria forza e superiorità. Un discorso troppo lontano dalla
realtà delle persone comuni, desiderose di avere semplicemente la possibilità
di costruire il proprio avvenire in modo decoroso distaccato da velleità
pindariche, rispettoso delle regole, dei diritti e dei doveri, anche se ancora
definiti sudditi e non cittadini. Il pensiero della gente comune è molto chiaro
e lineare perché possiede l’onestà morale (come si diceva una volta) del dire e
del fare. Si tratta degli elementi che costituiscono la formazione di Mosè come
uomo e come artista. Non ultimo l’approccio alle convinzioni religiose vissuto
intimamente nel modo più puro: quello del Vangelo, senza ostentazione di
accettazione o ricusa di nulla, ma testimoniato con la vita in modo autentico. Ha
vissuto la prima giovinezza durante il fascismo e il secondo conflitto
mondiale. Tutto ciò non ha condizionato la personalità e il suo pensiero; è
rimasto sé stesso senza compromessi, difendendosi dalle continue vessazioni
politiche con ironia, capacità e determinazione d’animo. Al termine del
ventennio, nell’Italia liberata che ha visto il cambio repentino nel colore
delle camicie è stato un narratore obiettivo ed imparziale dei fatti accaduti e
vissuti in prima persona. Grazie alla pittura si è manifestato critico delle
improvvise metamorfosi politiche e degli atteggiamenti buonisti per interesse
particolare. E’ rimasto moralmente ferito per la sua coerenza, come coloro che
agiscono senza secondi fini e con lealtà. Compare la simbiosi di uomo-Artista coerente,
scevro da melliflui compromessi e dall’adattamento di comodo agli schieramenti;
tuttavia questo modus d’integrità morale ha frenato l’ascesa al successo nei
ristretti circoli cittadini e nelle conventicole. In effetti vale anche per
Mosè il nemo profeta in patria; ebbe
riconoscimenti e gratificazione per la sua arte in altre città. Venezia,
Verona, Padova, Ferrara gli attribuirono gli onori che meritava per
un’esistenza spesa interamente per l’arte. In effetti sin da bimbo il vecchio
maestro Sebastiano scorse in lui un ineguagliabile talento nella pittura ed un
disegno fluido e deciso. Quante madonnine fu costretto a dipingere, olio su
carta, per quel benedetto maestro! Negl’anni del fascismo, dopo alcune
esperienze che lo possono affiancare ai futuristi, rinnegò l’arte marinettiana avvezza
al cambiamento di parte per abbracciare
il realismo accademico con
influenze dalle tematiche sociali che giungevano da oltre cortina. Gli anni
sessanta lo portarono ad indagare sulla funzione della luce soprattutto nella
natura morta che doveva prioritariamente far affiorare dai colori i profumi e
la consistenza degli elementi rappresentati e liberò gli oggetti dalla
costrizione accademica dei contorni: la luce doveva definire i corpi. La figura
umana con un rigoroso studio dell’anatomia artistica fu e rimase per sempre un altro dei soggetti
preferiti; sono da menzionare gli innumerevoli ritratti, le figure negl’interni
che realizzò. L’accumulo d’esperienza
sia attraverso l’esercizio quotidiano del dipingere e disegnare, sia nel
raffronto con i maestri contemporanei e del passato che gustava, condivideva o
dissentiva nelle superbe rassegne d’arte nazionali. Il cambiamento epocale
degl’anni settanta, con le lotte studentesche, la questione operaia, i temi
sociali quali il divorzio, l’aborto, fu
uno dei motivi ispiratori per una pittura fuori dagli schemi usuali che tanto rimanda nella forma
all’espressionismo tedesco e all’oggettività, per poi continuare fino
agl’anni imminenti la morte a una figurazione personalissima. Le sue visioni
del mondo possono ben dirsi anticipatrici di un globalismo in cui il nihilismo
diventa motivo propulsore del dibattito sulle incertezze. Dall’osservazione delle
opere, siano esse oli o grafiche, si inizia a conoscere Mosè, a dialogare, a
discutere dei problemi, delle contraddizioni, dei moralismi, delle falsità
perbeniste, della smania di potere, delle prevaricazioni dei diritti, dei
soprusi, delle cattiverie, meschinità della vita che tutti conosciamo, ma
esiste anche chi finge di non vedere. E’ proprio questo che l’Artista
sottolinea, soprattutto con realizzazioni grafiche molto efficaci. Nelle opere
ad olio si rilevano momenti poetici particolari. Le nature morte parlano del
privato. I ritratti evidenziano il carattere e lo spirito di chi immortalava.
Dai numerosissimi autoritratti, oltre un centinaio di soli oli, emerge da
ognuno il carattere in sintonia con la
situazione del vissuto personale; ci sono la rabbia, la gioia, lo
sbigottimento, la perplessità, la riflessione, la sofferenza all’unisono con i
peculiari momenti dell’esperienza dell’artista nel suo inserimento nei contesti
mutevoli della società siano essi nel costume, nelle rivolte, nei cambiamenti
politici e nelle ingiustizie sociali. I paesaggi trasmettono l’atmosfera che lo
ha ispirato, lo stato d’animo, ma anche la sensazione del clima (piccolo quadro
di donna in piedi sulla spiaggia con asciugamano e i capelli biondi raccolti).
L’uso dei colori rispecchia la personalità di Mosè, l’interpretazione di ciò
che lo circonda, il senso della leggerezza di un fiore, la trasparenza di un
vetro, mai convenzionale, sentita, vissuta, il profumo delle arance, il sapore
del cibo in un disordine “ordinato” della quotidianità familiare, complice
fonte d’ispirazione. ©Emanuela Prudenziato
Prolusione della gallerista Emanuela Prudenziato
momento inaugurazione