MAI PIU’ COME PRIMA
Curatore Vincenzo
Baratella
STUDIO ARTE MOSE’ Via Fiume, 18 Rovigo
Dal 23 luglio
al 28 agosto 2020 lo Studio Arte
Mosè presenta “Mai più come prima”. In
questa fase definita di ripresa, dopo il lockdown, si azzarda scongiurare la
fase nera della pandemia con un’intuizione nuova nell’approccio artistico. C’è
pure il sospetto della normalità; il disorientamento verso quelle che furono le
abitudini. In molti casi s’avverte il trasporto nostalgico, quasi museale per
l’attività degli artisti e una reinterpretazione dell’opera. I mesi di
isolamento hanno incentivato la sensibilità e fatto produrre nuovi messaggi. La
collettiva di via Fiume, con una ventina di opere e di artisti, mostra il prima
e il dopo; rassegna ponte di tre momenti: la vita, la morte, la rinascita; una
miscellanea di temi, tecniche, correnti. La
fanciulla in fiore, omaggio a Gian Antonio di Baratella Mosè è la
celebrazione della giovinezza; eleganza di ragazza presentata nella
continuazione di un fiore; alle spalle il ganzo felliniano per ricordare
indirettamente le pagine di Cibotto sulla dolce vita romana. Il mascara forte,
come s’usava allora e rimarcava Renato Borsato, sugli occhi di una lei in posa di fronte la veduta lagunare. Corsa
di una, cento, Michol estensi, protagonista di Bassani, con lo stuolo di bici
pronte a lato del Castello, in quell’intimità cittadina che solo Luigi Marcon
sa ricreare. Poesia d’altri tempi con i veli di Lidia Borrelli, con la Sibilla
sul prato del collegio coronato dal boschetto e leggere, forse, i canti orfici. Immagini struggenti che
solo Impero Nigiani, con astuta verve fiorentina fa rivivere. A volte scende il
velo del ricordo, come nell’uso ottocentesco del narrare: la frutta d’altri
tempi: le mele cotogne di Emanuela
Prudenziato, che spandono sull’armadio il profumo acerbo del bucato pulito. Edi
Brancolini abbandona due dame sul canapè in un’aria d’attese e di silenzi
secondo i simboli di un preraffaellismo che non ha mai smesso. Nella rassegna
non mancano i quesiti posti dall’artista bassanese Toni Zarpellon che predilige
graffiare con la matita, con i pastelli scuri, sul fondo azzurro di un cielo di
speranza le cinque W del giornalismo: chi, come, quando, dove, perché. Zarpellon denuncia l’impazzimento della scienza ed il
sopravvento della stessa fino alla crocifissione dell’uomo. Nell’impossibilità
di dare risposte ai grandi quesiti, come Amleto, esibisce il teschio sulla sedia. Non mancano opere
dal tono satirico; Mariano Vicentini con un quadro pop di straordinaria
attualità, unisce gli Stati europei, debitamente con i colori della moneta
unica, con una cucitura a spago, ben salda. Collettiva alla quale non può
mancare il messaggio di speranza lanciato da Vico Calabrò, con i musici nei
campielli e le note alte tra li angeli. La mostra di via Fiume, 18 è aperta dal
lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 19.30; visitabile a ingresso libero con
mascherina in ottemperanza alle vigenti disposizioni governative. Per info: studioartemose@live.it
Toni Zarpellon, Pensieri sul coronavirus, pastelli
Mosè Baratella, Fanciulla in fiore, omaggio a Cibotto, olio
Emanuela Prudenziato, Mele cotogne, gessetti
Luigi Marcon, Ferrara, acquaforte