Vico: Sulle ali della fantasia
La prima presenza di Vico Calabrò a Rovigo
risale agli anni Ottanta nella galleria Incontro.
Il gallerista era un Artista introspettivo, poco loquace, ma con la propensione
ad accogliere nella piccola sala di via X Luglio le più significative firme. Da
allora Vico è entrato nel cuore dei rodigini e lo Studio Arte Mosè ripropone
una personale in Via Fiume. Ludovico, Vico, nasce ad Agordo e intraprende
regolari studi, con predilezione per quelli scientifici che appronta presso
l’Università di Padova. Negli anni Sessanta aumenta l’innata passione per le
arti figurative e l’incontro con Saetti sarà decisivo. Durante la permanenza
nella città d’Antenore ha modo di curare la ricerca sulle immagini di Giotto e,
nei soggiorni per l’Italia, di Masaccio e di Michelangelo; approfondisce l'arte
etrusca e i mosaici di Monreale. I viaggi in Spagna sono finalizzati alla
conoscenza dell’opera di Goya e di Picasso. La tappa parigina e le frequenze
all’Accademia di Belle Arti di Venezia consolideranno il percorso artistico e
la singolare personalità di Vico. Calabrò è un Artista poliedrico, che usa
tutte le tecniche grafiche e coloristiche con speciale maestria e non senza
graffiante ironia. E’ infatti pittore, disegnatore, incisore, ceramista e
affreschista. Ha illustrato numerosi libri di diversi noti autori. Calabrò è
stato interpellato per le Sue peculiari competenze sulla pittura a fresco dal
Centro Studi Europeo di Venezia, dalle Accademie di Belle Arti di Varsavia, di
Utrecht, e dal Centro Culturale Koto-Ku di Tokyo e recentemente membro della
commissione italo-giapponese per lo studio degli affreschi di Giotto agli
Scrovegni di Padova. Dal 1970 ad oggi sono da ricordare le innumerevoli
testimonianze della Sua opera: illustrazioni, affreschi, dipinti, incisioni da
sommare alle personali in: Italia, Svizzera, Malta, Unione Sovietica, Francia,
USA, Cecoslovacchia, Austria, Giappone, Germania, Olanda, Australia, Belgio,
Polonia, Croazia e America Latina. La passione per la musica e per il canto
corale ha veicolato la produzione di Calabrò nel raffigurare, con trasporto
onirico, musici al chiaro di luna. Il volto sorridente del satellite è tema
dominante, in quanto è il canale della comunicazione interiore, della
riflessione e dell’ispirazione poetica. L’abilità nella pittura a fresco, con
la reinterpretazione degli scenari trecentisti e l’uso di tonalità pastello, ha
legittimato la realizzazione di personaggi sospinti da aliti di vento tra
ghirlande di fiori e spume d’onde di mare. Soggetti cari all’Artista che
riconducono agli innumerevoli murales eseguiti da Vico su pareti, navate,
facciate di case, chiese, ville, istituti nazionali e stranieri, dentro e fuori
dall’Italia. Nella rassegna rodigina accanto alle creature che alludono alla
dislocazione aerea delle figure di Chagall, si librano note musicali dagli
strumenti della fantasia; ascoltano estasiati il cane, il gatto o forse anche
qualche creatura dimenticata sullo spartito dal creatore di sogni. Vico è un
affabulatore e illusionista: il protagonista della narrazione è lui stesso in
attesa di un alito di brezza per solcare il mare su di un guscio di nave. Un
viaggio fatto di nereidi, di suonatori volti ad alzare le trombe in una marcia
trionfale senza eguali, da re e da regine. Figurine sinuose di anguane o di
fate, di angeli o d’innamorate sono protese dal cielo in terra per fissare
pudiche fantasie stilnoviste. E’ comunque il viaggio magico della fantasia,
oltre la dimensione del quotidiano, in cieli tersi. L’amore per la terra
veneta, soprattutto vicentina, emerge in Calabrò nei riferimenti pittorici
delle facciate palladiane, dei ponti tra le calli, nelle finestre aperte su
campielli sui quali s’affacciano e s’avvicendano streghe e banditori, poeti e
suonatori. Sono essi il punto di congiunzione intimo tra l’uomo e la natura al
fine di consolidare una serenità interiore protesa a piacevoli finzioni,
generatrici delle palpitazioni del cuore. Vico è l’ingenuo fanciullo che
dialoga con il volto della luna; è direttore di un’orchestra d’archi, d’ottoni,
flauti, spinette e d’organo sulla piazza del cielo. La pittura ad olio, a cera,
ad acrilico, a gessetto dell’Artista vicentino emerge con prorompente vivacità
cromatica, propria delle visioni di bimbo. © Vincenzo
Baratella
Alcune opere di Vico Calabrò in mostra allo Studio Arte Mosè
Momento dell'inaugurazione
Momento dell'inaugurazione
Vico Calabrò e Vincenzo Baratella
La gallerista Emanuela Prudenziato (sinistra) in momento inaugurazione
Commento musicale di Giluliano Pajarini durante l'inaugurazione
Momento dell'inaugurazione