Analisi
introspettiva sul paesaggio antropico urbano. L’ineluttabile attualità dell’ognuno sta solo sul cuor della terra si deduce in modo chiaro
dall’opera di Alberto De Crescenzo, ingegnere con la passione da sempre per la
pittura. Un desiderio di perfezione stilistica che lo ha portato a frequentare
i corsi di figura all’Accademia di Brera. I volti e le posture inseriti nel
paesaggio cittadino o comunque in un contesto, seppur isolato, stimolano ad
immaginare architetture e arredi urbani. Il realismo figurativo di esplicita
reminiscenza espressionista è l’idoneo veicolo comunicativo dell’artista. I
toni freddi su matrici ruvide, materiche, contestualizzano “la raffigurazione
della città, a volte priva di persone, più spesso abitata da individui generalmente
isolati e caratterizzati quasi sempre da un atteggiamento riflessivo -afferma
l’Artista-, come se fossero immersi quasi esclusivamente nei propri pensieri”.
Si evincono la solitudine, l’incomunicabilità, il tentativo di relazionare. Le
gamme cromatiche del blu, del grigio acuiscono il malessere, il freddo
interiore. La figura palesa il disagio, si muove quasi circospetta nel contesto
dell’isolazionismo. De Crescenzo fa emergere il ritorno all’esistenzialismo
sartriano. L’attività umana, le dinamiche sociali si articolano
nell’espletamento della necessità dell’esserci piuttosto che nella
soddisfazione dell’esistere. C’è il saliscendi in metropolitane, in centri
commerciali, in uffici amministrativi: scalinate anonime di contingente bisogno,
senza l’opportunità di compartecipazione e interrelazione… Il movimento è dato,
vale la citazione, nel seguitare una muraglia. Le facciate
esterne degli opifici anni Sessanta-Settanta, separate dal centro abitato,
mortificate da un’illuminazione essenziale, gotica nell’aspetto tetro,
rimandano a scenari hopperiani rarefatti e statici. Atmosfera proletaria nel languore di
incontenibile incognita. Il senso di smarrimento nella fissità dei pendolari al
finestrino del tram dà la percezione del numero anziché dell’identità, della
persona invece della personalità. Ritratti che attendono la continuità… della
vita, degli affetti, delle emozioni contro la fissità delle attese: congedi dal
consorzio sociale fittizio. La pittura di De Crescenzo rimarca l’indagine
psicologica del soggetto intento a riappropriarsi del dialogo intimo,
contrapposto alle eluse, mancate condivisioni. E’ riattivazione pessimistica
dell’io nell’interscambio con se stesso: un colloquio afono per raffigurare
l’immagine della solitudine e nel contempo scongiurarla. L’Artista utilizzando
forme dal vero riesce a far emergere il sentimento di squallore che il cuore
delle città mostra nell’ingranaggio produttivo del terzo millennio. Vincenzo Baratella ©
Senza titolo, 2003, tecnica mista su tela, cm 123 x
100
Esterno/interno, 2001, tecnica mista su tela, cm 110 x
80
Alberto
De Crescenzo è nato nel 1961 a
Milano, dove vive e lavora. La laurea in Ingegneria Civile non ha limitato la
passione per l’arte classica. Sin da giovane ha curato il disegno mostrando
predisposizione per la figura umana ed i volti in particolare. Negli anni
Novanta ha frequentato la Scuola del nudo presso l’Accademia di Brera. Da oltre
un ventennio si dedica assiduamente alla pittura. Dal 2000 ha esposto
prevalentemente in Italia. Le mostre più significative sono state le seguenti: 2003
- Personale presso la Galleria Ciovasso, Milano. Catalogo di Giorgio Seveso.
2004 - Kunstwien (con la Galleria Nuova
Artesegno di Udine). 2004 - “Check point”, Palazzo Frisacco, Tolmezzo (UD),
organizzata dalla Galleria Nuova Artesegno di Udine. 2004 - Personale presso Artesegno Centro d’Arte, Udine. 2005 -
Artverona05 (con la Galleria Antonio Battaglia). 2005 – Personale presso la Galleria
Antonio Battaglia, Milano, Catalogo di Pierluigi Casolari. 2006 - Human@rt, a cura di Luciano Barbera, Ciminiere di
Catania, con Nuova Artesegno. 2007 – Personale
presso la Galleria Nuova Artesegno, Udine a cura di Enzo Santese. 2017 –
Arte Padova, Stand personale.
Gruppo di passanti, 2009, olio su tela, cm 60 x
84.
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