Ellenismo plastico di Claudio Nicoli
Ellenismo plastico di Claudio Nicoli
La passione per
l’impresa artistica o è infatuazione con la presunzione di distinguersi ex
grege oppure è innata, malattia dell’anima, necessità… in questo caso Nicoli.
Era ancor bimbo, racconta, quando il padre pizzicagnolo gli portava dal negozio
i tondini in piombo, garanzia dei salumi, sapendo che il figlio sulla stufa
della cucina economica -bontà di mamma accondiscendente- avrebbe fuso il
metallo e immediatamente versato negli stampini forgiati con l’argilla fresca
del Samoggia. Oltre mezzo secolo srotolato dal “persiceto” di San Giovanni,
dalla terra pascoliana; “or non è più
quel tempo” riscriverebbe l’altro grande corregionale e Claudio dopo una
formazione liceale -indubbiamente questa è l’incipit ispiratrice per le
tematiche classiche della sua opera- intraprende all’università studi
giuridici. Il clima culturale bolognese nella seconda metà degli anni Settanta
è ricco di stimoli e Claudio Nicoli si appassiona di letteratura e poesia;
iniziano le collaborazioni giornalistiche, in particolare con il Resto del
Carlino. La morte del padre nel 1983 limita tante spinte propositive; tuttavia
il demone creativo diventa preponderante in Claudio che approda all’Accademia
di Belle Arti di Bologna, diplomandosi qualche anno dopo. L’ascesa dell’artista
è poi fatto noto, con personali, grandi rassegne e riconoscimenti, ultimo XXXVII
Premio “Conti”, Fiorino d’oro per la scultura,
il 7 dicembre 2019, a Palazzo Vecchio in Firenze. Tra le note degne di
menzione: nel 2009 apre la Galleria Cerri Arte a Montepulciano, chiusa dieci
anni dopo in seguito alla prematura scomparsa della moglie. Nicoli, artista
completo nelle diverse estrinsecazioni tecniche, è prioritariamente scultore
coltivando la primaria vocazione. L’opera plastica trova strepitosa
espressività nelle terrecotte e nei bronzi; quest’ultimi, in relazione ai
soggetti e ai momenti creativi, alternano la cromia del bronzo appena fuso, la
brunitura verde del rame o ancora un’acidificazione del metallo da rendere il
sentore di vetustà dell’opera ritrovata. Si può dire che Claudio Nicoli, nel
percorso evolutivo della produzione, abbia abbracciato, o solo reinterpretato
allo scopo, alcune correnti significative: nelle “Veneri”, nei nudi geometrici,
le sintesi plastiche sono da annoverare tecnicamente nel rimando al fascino
della negritudine nel primo ‘900 francese (“nudo Africano”) e dell’iniziale
Giacometti, tra cubismo e surrealismo. Sezione non indifferente della scultura
del Nostro è il riferimento metafisico: piazze, incontri, paesaggi con
cavalieri, giardino incantato e figure etrusche sul pettine in cui la linearità
dei volumi diviene legante della composizione. I temi sono quelli classici,
quelli impressi dall’inculturazione scolastica: gli dei, gli eroi ed il mito.
Atena, la saggezza ellenica, dall’occhio azzurro, penetrante, come quello della
civetta; la guardiana Medusa dallo sguardo pietrificante; il Minotauro,
congiunzione anomala, perversa, dei cromosomi di Toro di Creta con la regina Pasifae. In un recente bronzo
Nicoli ripropone il ratto della principessa di Tiro, Europa, da parte di Zeus
sotto le sembianze di un toro bianco. L’opera separa le due figure mitologiche
con la maestria della duplice metallocromia che nella magistrale esecuzione
riporta alla mente le compattazioni di corrente secessionista e nella
fattispecie l’opera di Afolfo Wildt. Ancora soggetti classici con gli animali
della lungimiranza, del presagio: gufi, civette; il richiamo all’arte
divinatoria e alla veggenza: Cassandra e Medea. Gli eroi a cavallo fanno
cogliere l’essenza dinamica dell’animale e il cavaliere nel gioco di movimento
palesa l’eleganza simbiotica lancia-zampe equine nella sottile postura.
Singolare altresì il gioco ombre e luci che Nicoli riesce a dare nelle torsioni
dei cavalli, nelle posture degli opliti e negli elmi-effigi degli eroi. Non
manca l’esportazione di una grecità toscana nel riferimento all’arte etrusca.
Gli acquerelli forse anticipazione delle opere statuarie, nonché a corredo
delle stesse, mostrano la velocità e la fluidità del pennello. Il disegno,
forse anche spunto per gli argomenti trattati e da proporre, rivela un
tratteggio lineare da grafica incisoria e il recupero estetico delle arti
deco-noveau nella composizione; Claudio Nicoli, attraverso tutta la sua
produzione, sa trasmettere il pathos ed il trasporto lirico che solo i contenuti
classici possono dare. ©Vincenzo
Baratella
alcune sculture di Claudio Nicoli
Il ratto di europa
Il volo di Icaro. Opera premiata a Firenze: XXXVII premio Fiorino d'oro per la scultura. Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento, il 7.12.2019.
Atena; a seguire alcuni acquerelli
Rassegna rimandata a data da destinare.
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