sabato 16 dicembre 2017

COLLETTIVA DI NATALE 2017 allo Studio Arte Mosè




Collettiva di Natale 2017

presso lo  “Studio Arte Mosè”





La rassegna presenta da una a due opere per autore, tenendo conto anche della voluminosità delle stesse. Le partecipazioni che segnano la presenza costante nello Studio Arte Mosè sono: Baratella Mosè con due opere: “mele verdi” degli anni Ottanta in cui accentua il realismo forte e materico e “Susanna e i vecchioni” degli anni Settanta. L’artista polesano, che ha dato il nome alla galleria, si è dedicato alla pittura per tutta la vita. Breseghello Gisella, con “Fiori”, gessetto e pastello, mostra la straordinaria abilità tecnica. Calabrò Vico, eccezionale grafico vicentino, attraverso le sue acqueforti e litografie riafferma la passione per la sua terra veneta per le tradizioni ed il teatro, in particolare quello goldoniano. Nella più parte delle opere angeli-musici dichiarano il suo amore incondizionato per la musica. Costa Pietro, dal superbo realismo, ama giocare con i classici dosando abilmente il vecchio e il nuovo in un piacevolissimo connubio. Forno Osvaldo, appena conclusa una personale “Palcoscenico della vita con riflessioni metafisiche”, è presente nella collettiva con l’olio “vaso con foglie di magnolia”: opera dai toni chiaroscurali classici e dal trasporto poetico. Gulmini Giancarlo, abile nella compattazione simbiotica china-acquarello, nella “Pensilina” riporta alla mente i dolci ricordi di una Rovigo anni Cinquanta, dai cieli tersi e dalla onesta frenesia della ricostruzione post-bellica. Lorenzetti Raimondo, artista veronese, con un’opera intitolata “La vita” spacca anche l’ultimo filo che si tende tra la ragione e l’irrazionale. I “personaggi” rappresentati nel dipinto assistono agli eventi del mondo secondo un’ottica in tutto e per tutto innocente e anticonformista.  Marcon Luigi, caro al pubblico rodigino e alla Galleria con i quali è legato da consolidata amicizia e stima da parecchi lustri, con la maestria unica, singolare, dell’acquaforte-acquatinta, è nella rassegna natalizia con due incisioni ed una di grande formato “Romatica Rothenburg”. Maria Grazia Minto, diplomata al Liceo Artistico di Padova, afferma: “Fin da giovanissima disegno e dipingo; ogni cosa che si pone al mio sguardo diventa ispirazione: paesaggi, campi fioriti, nature morte oggetti di uso quotidiano …le fanciulle mi accompagnano al rifugio sicuro dell’infanzia, dove tutti noi abbiamo sostato felici e protetti  dall’amore certo”.  Impero Nigiani, nato a Incisa Valdarno, vanta un’intensa attività artistica ricca di personali e collettive. Nel 1996 Giorgio Di Genova lo inserisce “Nella storia dell’Arte italiana del 900”. Nel terzo millennio illustra versi di Ovidio e di Dante. Quella di Nigiani è un’arte erudita, fuori dai canoni e dalle strutture delle correnti. Nella rassegna presenta una cartella con le vicende di Don Chisciotte; con quaranta opere sul tema, l’artista fiorentino è ora in mostra a Firenze. Paggiaro Vilfrido nella collettiva con il tema a lui caro il fico d’India: “il Fico Mistico”. Nella metafora emerge la carnosità dei cladodi, la sensualità del fiore e nel contempo la vulnerabilità; ha bisogno di una copertura di spine. Come in ogni visione teologica s’alterna il dualismo bene e male, nel Fico Mistico emerge l’umano sarcasmo. Vilfrido lo colloca sopra gli umani, nel labirinto onirico. Fico Mistico è nel sogno collettivo, per dare la scossa alle emozioni, soprattutto quelle dell’infanzia, con la gioia della ripresa, della riproposta, il ritorno degli  eroi buoni… “arrivano i nostri”. Sono nella rassegna due grandi oli che segnano le tappe significative della plurima esperienza artistica di Angelo Prudenziato. Opere storiche degli anni trenta, “La lettera” e “Saccarosio”,  che sfociano in esuberanti ricerche “futuriste”. La presenza di Angelo Prudenziato non poteva privare le “cortecce”:  ricerche tecniche esperite con l’impeto dell’Artista desideroso di compattare le soluzioni grafiche al torchio con le coeve astratte esperienze. Rigoni Paolo esibisce  la cronaca assillante oltre il bello. Il sostrato è inquietante, pressante. Sopra le carte incollate,  dal fondo emergono le creature sensibili. La pagina di quotidiano spunta a tratti sulle opere allo scopo di dare dignità sensibile al soggetto trattato in contrapposizione alla tempesta dei media. L’universalità contro l’imbarazzate bombardamento mediatico. Significativa l’opera esposta nella quale l’individuo stressato dal cumulo di notizie urla. Nell’opera di Munch la paura è per l’insidia imminente, per Paolo l’urlo è un atto catartico. L’individuo schiavo delle vicende, esagerate dai mezzi di comunicazione, si lascia andare nel solipsistico grido liberatorio “basta”. Mariano Vicentini, fuori dal contesto di qualsivoglia corrente, pur emergendo nella comunicazione continuatore della popular art, l'artista veronese al bene di consumo aggiunge il tema di fondo, il motivo conduttore: le ansie, le paure, le previsioni, le imposizioni. Con “Altare della Patria” dichiara ancora una volta l’anticonformismo ed il crollo dei valori con l’ausilio di una simbolica ruspa.

                                         Vincenzo Baratella

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