"le copie infedeli"
PERSONALE
ALLO STUDIO ARTE MOSE'
DALL' 11 AL 30 APRILE 2015
PIERO COSTA:
LE COPIE INFEDELI
Costa, milanese, nel 1954 emigra in molti Paesi
dell’ America Latina per rientrare nel 1970 nella città natale, dove
attualmente vive e lavora. A Caracas perfeziona e predilige l’arte surrealista
e nelle personali a Curacao, Città del Messico, Lima riscuote notevole
successo. La fase espositiva si estenderà negli USA e in Italia dagli anni
ottanta ad oggi. Sarà presente all’Expo Milano 2015. Mi rivelò, in una
conversazione, la straordinaria attrazione per i capolavori della pittura che
ebbe modo di ammirare nei diversi musei del mondo. I grandi maestri lo hanno
incantato a tal punto da indurlo ad impossessarsi delle loro creazioni. Lo scopo non è solamente nell’intenzione
di copiare, né di confrontarsi nelle abilità, ma di rendere personale la
fruizione attraverso l’inclusione di particolari critici, umoristici, satirici.
La “copia infedele” come operazione per dare una verve di coeva modernità al
capolavoro e diffonderlo con l’ottica critica del “copista”: il Cavaliere
di Simone Martini si sposta nella vallata grazie al meccanismo a molla …
L’eterno quesito di chi muove i fili, la
carica, il giocattolo bellico. La fanciulla di Vermeer, segno dei tempi, mostra
il cellulare e l’orecchino di perla passa in secondo piano; analogamente la
suonatrice di chitarra del genio olandese si esibisce in un karaoke, ben
attenta alla base musicale diffusa dallo strumento elettronico, visibile sulla
consolle seicentesca. Sulla buccia della frutta, nelle nature morte di
Zurbaran, Sanchez Cotàn, campeggiano note marche di multinazionali e tra le
pieghe della tovaglia, debitamente di Fiandra, qualcuno ha dimenticato
l’accendino o l’automobilina del bimbo. Gli hamburger lievitano verso il cielo
e, per raggiungere tante ghiottonerie, Magritte invierà la sua schiera di omini
con bombetta ed ombrello. Marte sfoggia un vistoso tatuaggio sull’omero destro:
non fate la guerra, fate l’amore.
Piero Costa, sarcastico, ama ritrarsi accanto e nello studio dei Maestri;
giochi delle parti, delle apparizioni di oggetti e strumenti attuali per
staccare con il continuum quotidiano e far vedere la nuova realtà. Surrealista
dunque nell’estrapolare dall’ovvietà
fenomenologica i significati desiderati oltre la peculiare funzione oggettuale.
I soggetti vengono scansionati e ricompattati con l’intento razionale di
realizzare il tema vivo, oltre il reale quotidiano, al di là della
spettacolarità estetica della copia, che diviene quindi infedele. Indubbiamente nell’accorpamento s’avvertono le dinamiche
surrealiste e la predilezione dell’Artista milanese alla corrente di Breton;
tuttavia s’intuisce una disgiunzione al legame di corrente poiché Costa,
nell’impegno inquisitorio di ricerca, ha fatto emergere massimamente il
desiderio di appropriazione individuale di ciò che ha amato e di fare sue le
testimonianze più grandi. Vincenzo Baratella
P. Costa, Incubo
P. Costa, Karaoke.
Piero
Costa. Le copie Infedeli.
Sara Milan
Un
orologio, un kiwi, una radio sono i protagonisti delle “Copie Infedeli” di
Piero Costa, esposte presso lo Studio Arte Mosè fino il 30 Aprile.
L'artista
dà prova della sua abilità pittorica nel riproporre le opere dei grandi della
storia dell'arte, da Vermeer a Dalì, attraversando epoche e stili diversi. La
sua non è una semplice attività da copista, tutt'altro: in ogni sua opera,
magistralmente inseriti nella composizione, si aggiungono elementi di
contemporaneità come se fossero involontari anacronismi in un fotogramma
cinematografico. Giove in posa nudo, fiero e potente con il tridente nella mano
destra, dimentica di togliersi l'orologio dal polso sinistro. La suonatrice di
liuto di Vermeer sembra farsi accompagnare dalla musica della radio posta sul
comodino.
Nella produzione del Costa si
oltrepassa quindi, il confine tra ciò che è proprio dell'opera e il contesto
contemporaneo in cui l'opera è inserita: non esiste un passato e un presente,
un “dentro l'opera” e un “fuori l'opera”, ma un continuum, una mescolanza tra
elementi e simboli della tradizione e della modernità.
Al
vernissage del 11 Aprile, Piero Costa ha raccontato al pubblico come, dopo anni
trascorsi in America Latina, stabilitosi a Milano nel 1970, frequentasse
assiduamente le gallerie dell'Accademia di Brera, per fare propri i modelli
della grande arte europea. L'artista si ispira inoltre al principio pubblicato
nel Manifesto del Surrealismo del 1924, per cui: “[Il surrealismo è un]
Automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia
verbalmente, sia per iscritto o in altre maniere, il funzionamento reale del
pensiero, con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di là di
ogni preoccupazione estetica o morale”.
Nelle
opere di Piero Costa non si supera solamente il confine temporale
(passato/presente), né quello spaziale (dentro/fuori l'opera), ma anche quello
tra sogno e realtà: viene dipinto quindi il pensiero irrazionale dell’artista,
a volte ironico, a tratti dissacrante. Come un sogno che riaffiora
dall'inconscio, come un ricordo confuso dal tempo, la grande pittura della
tradizione viene arricchita di elementi personali, surreali, spostando la
riflessione su temi come la moda, lo status sociale e la tecnologia. L'orologio
di Giove per esempio, non è un orologio qualsiasi ma un Rolex, simbolo di
status quo e potere economico; un tridente del ventunesimo secolo.
P. Costa, Marte
Inaugurazione della personale di Piero Costa:
sabato 11 aprile 2015, ore 18
in via Fiume, 18 a Rovigo
Evento su RADIO ROVIGO.NET
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