lunedì 6 aprile 2015

PIERO COSTA

PIERO COSTA
"le copie infedeli"
PERSONALE
ALLO STUDIO ARTE MOSE'
DALL' 11 AL 30 APRILE 2015
 

 
PIERO COSTA:

LE COPIE INFEDELI

Costa,  milanese, nel 1954 emigra in molti Paesi dell’ America Latina per rientrare nel 1970 nella città natale, dove attualmente vive e lavora. A Caracas perfeziona e predilige l’arte surrealista e nelle personali a Curacao, Città del Messico, Lima riscuote notevole successo. La fase espositiva si estenderà negli USA e in Italia dagli anni ottanta ad oggi. Sarà presente all’Expo Milano 2015. Mi rivelò, in una conversazione, la straordinaria attrazione per i capolavori della pittura che ebbe modo di ammirare nei diversi musei del mondo. I grandi maestri lo hanno incantato a tal punto da indurlo ad impossessarsi delle  loro creazioni. Lo scopo non è solamente nell’intenzione di copiare, né di confrontarsi nelle abilità, ma di rendere personale la fruizione attraverso l’inclusione di particolari critici, umoristici, satirici. La “copia infedele” come operazione per dare una verve di coeva modernità al capolavoro e diffonderlo con l’ottica critica del “copista”:  il Cavaliere di Simone Martini si sposta nella vallata grazie al meccanismo a molla … L’eterno quesito di chi muove i fili,  la carica, il giocattolo bellico. La fanciulla di Vermeer, segno dei tempi, mostra il cellulare e l’orecchino di perla passa in secondo piano; analogamente la suonatrice di chitarra del genio olandese si esibisce in un karaoke, ben attenta alla base musicale diffusa dallo strumento elettronico, visibile sulla consolle seicentesca. Sulla buccia della frutta, nelle nature morte di Zurbaran, Sanchez Cotàn, campeggiano note marche di multinazionali e tra le pieghe della tovaglia, debitamente di Fiandra, qualcuno ha dimenticato l’accendino o l’automobilina del bimbo. Gli hamburger lievitano verso il cielo e, per raggiungere tante ghiottonerie, Magritte invierà la sua schiera di omini con bombetta ed ombrello. Marte sfoggia un vistoso tatuaggio sull’omero destro: non fate la guerra, fate l’amore. Piero Costa, sarcastico, ama ritrarsi accanto e nello studio dei Maestri; giochi delle parti, delle apparizioni di oggetti e strumenti attuali per staccare con il continuum quotidiano e far vedere la nuova realtà. Surrealista dunque nell’estrapolare dall’ovvietà  fenomenologica i significati desiderati oltre la peculiare funzione oggettuale. I soggetti vengono scansionati e ricompattati con l’intento razionale di realizzare il tema vivo, oltre il reale quotidiano, al di là della spettacolarità estetica della copia, che diviene quindi infedele. Indubbiamente nell’accorpamento s’avvertono le dinamiche surrealiste e la predilezione dell’Artista milanese alla corrente di Breton; tuttavia s’intuisce una disgiunzione al legame di corrente poiché Costa, nell’impegno inquisitorio di ricerca, ha fatto emergere massimamente il desiderio di appropriazione individuale di ciò che ha amato e di fare sue le testimonianze più grandi.                     Vincenzo Baratella

P. Costa, Incubo
P. Costa, Karaoke.

Piero Costa. Le copie Infedeli.

Sara Milan

Un orologio, un kiwi, una radio sono i protagonisti delle “Copie Infedeli” di Piero Costa, esposte presso lo Studio Arte Mosè fino il 30 Aprile.

L'artista dà prova della sua abilità pittorica nel riproporre le opere dei grandi della storia dell'arte, da Vermeer a Dalì, attraversando epoche e stili diversi. La sua non è una semplice attività da copista, tutt'altro: in ogni sua opera, magistralmente inseriti nella composizione, si aggiungono elementi di contemporaneità come se fossero involontari anacronismi in un fotogramma cinematografico. Giove in posa nudo, fiero e potente con il tridente nella mano destra, dimentica di togliersi l'orologio dal polso sinistro. La suonatrice di liuto di Vermeer sembra farsi accompagnare dalla musica della radio posta sul comodino.

Nella produzione del Costa si oltrepassa quindi, il confine tra ciò che è proprio dell'opera e il contesto contemporaneo in cui l'opera è inserita: non esiste un passato e un presente, un “dentro l'opera” e un “fuori l'opera”, ma un continuum, una mescolanza tra elementi e simboli della tradizione e della modernità.

Al vernissage del 11 Aprile, Piero Costa ha raccontato al pubblico come, dopo anni trascorsi in America Latina, stabilitosi a Milano nel 1970, frequentasse assiduamente le gallerie dell'Accademia di Brera, per fare propri i modelli della grande arte europea. L'artista si ispira inoltre al principio pubblicato nel Manifesto del Surrealismo del 1924, per cui: “[Il surrealismo è un] Automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per iscritto o in altre maniere, il funzionamento reale del pensiero, con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica o morale”.

Nelle opere di Piero Costa non si supera solamente il confine temporale (passato/presente), né quello spaziale (dentro/fuori l'opera), ma anche quello tra sogno e realtà: viene dipinto quindi il pensiero irrazionale dell’artista, a volte ironico, a tratti dissacrante. Come un sogno che riaffiora dall'inconscio, come un ricordo confuso dal tempo, la grande pittura della tradizione viene arricchita di elementi personali, surreali, spostando la riflessione su temi come la moda, lo status sociale e la tecnologia. L'orologio di Giove per esempio, non è un orologio qualsiasi ma un Rolex, simbolo di status quo e potere economico; un tridente del ventunesimo secolo.                                          

P. Costa, Marte
Inaugurazione della personale di Piero Costa:
sabato 11 aprile 2015, ore 18
in via Fiume, 18 a Rovigo

 
 
 
 
momenti dell'inaugurazione della personale di Piero Costa.
Evento su RADIO ROVIGO.NET

Nessun commento:

Posta un commento