ROBERTO TONELLI: Ceci
n’est pas un arbre.
Osservando, con uno
stacco dal pensiero logico-critico, l’opera incisa di Tonelli, e nella
fattispecie la ritrattistica di un preciso aspetto della natura, sento di
entrare in un mondo intimistico e protettivo. Intrinseco e simbiotico all’uomo
è l’albero. Roberto Tonelli, bolognese di nascita e piacentino d’adozione, si
presenta con una personale monotematica d’incisioni, avente per oggetto
argomentativo l’albero. Questo è stato l’ispiratore fin dalle origini dell’umanità.
Compare nella tradizione teologico essoterica come generante il frutto della
tentazione; nel mito diviene Daphne, lauro, la naiade insidiata da Apollo;
Venere fece del mirto l’arbusto della fecondità; uomini animano la linfa delle
fronde straziate dalle Arpie nella selva dantesca dei suicidi; la foresta nella
fiaba è il regno della strega, dell’orco… In questo caso, attraverso una
decodifica psicoanalitica, l’intrico arboreo è l’insidia dell’incognita; il
protagonista, sovente giovane avventuroso, si mette in competizione con se
stesso per superare la prova e con essa il rito d’iniziazione. La foresta è
abitata anche da elfi, gnomi, nonnine ammalate che attendono l’aiuto
dell’adolescente catapultato velocemente nel consorzio sociale, adulto alla stregua
del boscaiolo o del provvidenziale cacciatore. La sommità dei rami, intricati
tra loro, furono l’occasionale strada aerea di Cosimo Piovasco di Rondò,
nauseato dal contesto familiare bigotto, codino, elitario; aggrappato alla
corda di una mongolfiera scomparirà oltre le nubi per mettere in risalto fino
alla morte la dimensione ultramondana dell’uomo. Con le radici nella terra,
dalla quale estrae il nutrimento, l’albero protende per tutta l’esistenza i
rami verso una dimensione più nobile. Più è alto più è rassicurante,
ristoratore; in tutto simile alle aspirazioni umane. Roberto Tonelli
indubbiamente è condotto nel panismo della natura, descrivendo l’ideale
transumanazione; a tal proposito sfoglio con la mente le acqueforti “Metamorfosi”, “La vita
infinita(?)”e “Un viaggio memorabile”.
In quest’ultima incisione mi sovviene il raffronto con il personaggio citato da
Calvino e la levitazione surreale di uomini e cose di Magritte. Ceci n’est pas un arbre; il soggetto di
Tonelli è la metamorfosi dell’albero a idea contingente… Nell’albero si marcano
e percorrono le tappe della vita, non disdegnando comunque una full immersion
piacevole tra la vegetazione. In “L’azzurro
mai sempre uguale” due solitari giganti, nel mezzo di una sconfinata
campagna, sfidano la magnificenza del cielo. Tonelli esalta la natura madre
rigenerante e sotto la frescura di un “Gotico
fiorito” celebra l’arcadica, bucolica poesia “Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi silvestrem tenui musam
meditaris avena”. [©Vincenzo
Baratella]
alcune acqueforti dell'Artista Roberto Tonelli |