Collettiva di Natale 2017
presso lo “Studio Arte Mosè”
La rassegna presenta da una a due opere per autore,
tenendo conto anche della voluminosità delle stesse. Le partecipazioni che
segnano la presenza costante nello Studio Arte Mosè sono: Baratella Mosè con due opere: “mele verdi” degli anni Ottanta in
cui accentua il realismo forte e materico e “Susanna e i vecchioni” degli anni
Settanta. L’artista polesano, che ha dato il nome alla galleria, si è dedicato
alla pittura per tutta la vita. Breseghello
Gisella, con “Fiori”, gessetto e pastello, mostra la straordinaria abilità
tecnica. Calabrò Vico, eccezionale
grafico vicentino, attraverso le sue acqueforti e litografie riafferma la
passione per la sua terra veneta per le tradizioni ed il teatro, in particolare
quello goldoniano. Nella più parte delle opere angeli-musici dichiarano il suo
amore incondizionato per la musica. Costa
Pietro, dal superbo realismo, ama giocare con i classici dosando abilmente
il vecchio e il nuovo in un piacevolissimo connubio. Forno Osvaldo, appena conclusa una personale “Palcoscenico della
vita con riflessioni metafisiche”, è presente nella collettiva con l’olio “vaso
con foglie di magnolia”: opera dai toni chiaroscurali classici e dal trasporto
poetico. Gulmini Giancarlo, abile
nella compattazione simbiotica china-acquarello, nella “Pensilina” riporta alla
mente i dolci ricordi di una Rovigo anni Cinquanta, dai cieli tersi e dalla
onesta frenesia della ricostruzione post-bellica. Lorenzetti Raimondo, artista veronese, con un’opera intitolata “La
vita” spacca anche l’ultimo filo che si tende tra la ragione e l’irrazionale. I
“personaggi” rappresentati nel dipinto assistono agli eventi del mondo secondo
un’ottica in tutto e per tutto innocente e anticonformista. Marcon
Luigi, caro al pubblico rodigino e alla Galleria con i quali è legato da
consolidata amicizia e stima da parecchi lustri, con la maestria unica,
singolare, dell’acquaforte-acquatinta, è nella rassegna natalizia con due incisioni
ed una di grande formato “Romatica Rothenburg”. Maria Grazia Minto, diplomata al Liceo Artistico di Padova,
afferma: “Fin da giovanissima disegno e dipingo; ogni cosa che si pone al mio
sguardo diventa ispirazione: paesaggi, campi fioriti, nature morte oggetti di uso
quotidiano …le fanciulle mi accompagnano al rifugio sicuro dell’infanzia, dove
tutti noi abbiamo sostato felici e protetti dall’amore certo”. Impero
Nigiani, nato a Incisa Valdarno, vanta un’intensa attività artistica ricca
di personali e collettive. Nel 1996 Giorgio Di Genova lo inserisce “Nella
storia dell’Arte italiana del 900” .
Nel terzo millennio illustra versi di Ovidio e di Dante. Quella di Nigiani è
un’arte erudita, fuori dai canoni e dalle strutture delle correnti. Nella rassegna
presenta una cartella con le vicende di Don Chisciotte; con quaranta opere sul
tema, l’artista fiorentino è ora in mostra a Firenze. Paggiaro Vilfrido nella collettiva con il tema a lui caro il fico
d’India: “il Fico Mistico”. Nella metafora emerge la carnosità dei cladodi, la
sensualità del fiore e nel contempo la vulnerabilità; ha bisogno di una
copertura di spine. Come in ogni visione teologica s’alterna il dualismo bene e
male, nel Fico Mistico emerge l’umano sarcasmo. Vilfrido lo colloca sopra gli
umani, nel labirinto onirico. Fico Mistico è nel sogno collettivo, per dare la
scossa alle emozioni, soprattutto quelle dell’infanzia, con la gioia della
ripresa, della riproposta, il ritorno degli
eroi buoni… “arrivano i nostri”. Sono nella rassegna due grandi oli che
segnano le tappe significative della plurima esperienza artistica di Angelo Prudenziato. Opere storiche
degli anni trenta, “La lettera” e “Saccarosio”,
che sfociano in esuberanti ricerche “futuriste”. La presenza di Angelo
Prudenziato non poteva privare le “cortecce”:
ricerche tecniche esperite con l’impeto dell’Artista desideroso di
compattare le soluzioni grafiche al torchio con le coeve astratte esperienze. Rigoni Paolo esibisce la cronaca assillante oltre il bello. Il
sostrato è inquietante, pressante. Sopra le carte incollate, dal fondo emergono le creature sensibili. La
pagina di quotidiano spunta a tratti sulle opere allo scopo di dare dignità
sensibile al soggetto trattato in contrapposizione alla tempesta dei media.
L’universalità contro l’imbarazzate bombardamento mediatico. Significativa l’opera
esposta nella quale l’individuo stressato dal cumulo di notizie urla.
Nell’opera di Munch la paura è per l’insidia imminente, per Paolo l’urlo è un
atto catartico. L’individuo schiavo delle vicende, esagerate dai mezzi di
comunicazione, si lascia andare nel solipsistico grido liberatorio “basta”. Mariano Vicentini, fuori dal contesto
di qualsivoglia corrente, pur emergendo nella comunicazione continuatore della popular art, l'artista veronese al bene
di consumo aggiunge il tema di fondo, il motivo conduttore: le ansie, le paure,
le previsioni, le imposizioni. Con “Altare della Patria” dichiara ancora una volta l’anticonformismo
ed il crollo dei valori con l’ausilio di una simbolica ruspa.
Vincenzo Baratella
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