Testo critico di Vittorio Sgarbi
In questa produzione di paesaggi e nature morte, Ferdinando
Viglieno-Cossalino realizza la sua visione nello spazio pittorico
utilizzando timbri leggeri e trasparenti, e realizzando forme persuasive e
cromaticamente molto ben orchestrate. La sua manualità è particolarmente felice nell'esaltazione
delle sfumature, che si traducono nella capacità di conferire alla
raffigurazione una metafisicità quasi astratta. Che il soggetto scelto sia
Venezia, oppure un bosco illuminato da una luce filtrante, la qualità pittorica
della rappresentazione è comunque vitale e attiva, avvalendosi di una energia
segnica di grande suggestione formale, e di una riflessione profonda alla
ricerca della soluzione espressiva più adeguata al soggetto che ha scelto di
ritrarre. L'elaborazione del suo linguaggio si definisce sull'equilibrio dei
rapporti fra le forme e i colori, che si connettono strettamente non tanto sul
piano della verosimiglianza, quanto sull'attendibilità cromatica dell'insieme. Nei
dipinti di Viglieno-Cossalino persiste una poetica che trova la sua massima
orchestrazione in una gentilezza compositiva fatta di sentimenti, ma senza
artifizio letterario. Tutt'al più egli mostra una tensione visiva che si può
far risalire alla scuola naturalistica del tardo Ottocento. Si direbbe che
Ferdinando Viglieno-Cossalino si affidi alla perfetta padronanza del tratto
pittorico per ripudiare il pittoresco o, piuttosto, per esaltare una visione
intimistica e compositiva dell'insieme, evitando di appoggiarsi al dettaglio. Ogni
suo lavoro è una pagina guidata da un ardore controllato, da una passionalità
tenuta a freno dal raziocinio. Pittore che tende alla sintesi visiva, nelle sue
nature morte immette pochi oggetti, preferendo, attraverso le sue tele, inviare
all'osservatore un messaggio fatto di sfumature che delineano dolcemente, senza
dispersioni esornative né sottolineature espressive, la definizione degli
oggetti o della natura. A queste armonie così sobrie e lineari, egli unisce il
gioco espressivo e mutevole delle policromie. Le linee ascendenti delle piante
e quelle orizzontali dei piani che sorreggono le nature morte sortiscono da una
pennellata calda e dai timbri chiari. Il colore è subordinato a un'emozione ben
equilibrata, che esprime soprattutto la serenità compositiva di un poeta
lirico. Su tutte queste sue narrazioni visive, al di là della scelta cromatica
e compositiva, vibra un'atmosfera silenziosamente misteriosa, dove prevale la
componente luminosa, che amalgama i toni in concordanze e contrappunti
perfettamente calibrati. Il colore assume quindi una funzione trasfigurante, e
funzionale a costruire la caratterizzazione finale del quadro. Cogliendo gli
accordi e le armonie della natura Viglieno-Cossalino si pone in una prospettiva
post-impressionistica di pittura dal vero. Dei maestri che lo hanno preceduto
egli applica la lezione severa che impone di iniziare una tela solo dopo aver
precostituito i rapporti volumetrici delle nature morte, o aver scelto il
momento preciso in cui il paesaggio si presenta nella luminosità e nei colori
che interessa riportare. Quella tradizione a cui egli si affida si basa anche
su una scienza armonica e compositiva, per cui le sue stesure agiscono
stemperandosi su prevalenze tonali che segnano la singolarità irripetibile di
ogni opera. E' infine evidente che per questo pittore la realizzazione di un
quadro è soprattutto la visualizzazione di un sentimento da comunicare e,
proprio dalla certezza di riuscirci deriva la sua gioia di fare pittura che
resta impressa e visibile nelle tracce dell'ordito narrativo della tela. [Vittorio Sgarbi]
momento dell'inaugurazione
Signore Moriero, Viglieno, Prudenziato
Da sinistra: Danilo Moriero e Signora, Emanuela Prudenziato, l'artista Viglieno-Cossalino e Signora
momento dell'inaugurazione
Lo Studio Arte Mosè ringrazia
Mnemosine
https://litterisetartibus.blogspot.com/
la voce 5.maggio 2018 |
momento dell'inaugurazione da sinistra: Baratella, Viglieno-Cossalino e Signora, Danilo Moriero e Signora.