Ecce Homo, marmo di Carrara. Opera collocata sul portale della Chiesa di San Gaetano a Barletta
Eclettismo
plastico di Matteo Faben.
La scultura per essere tale ha bisogno di
esibire la tridimensionalità del pensiero espresso. È difficile associare la statuaria
a qualcosa di astratto poiché ciò piloterebbe il concetto all'informe creato
spontaneamente dalla natura. È perciò ovvio che la quasi totalità delle rassegne
plastiche abbiano un riferimento ad un dato oggettivo ben conosciuto e
riconoscibile. Matteo Faben è l'artista della congiunzione tra un classicismo
desueto per le salon des arts attuale,
ma è comunque cronico nell'impatto affettivo con le aspettative dell’osservatore,
è forgiatore di opere che rimandano al pensiero complesso delle odierne
estrinsecazioni. Usa il marmo con una morbidezza plastomorfica unica
nell’identificazione dell'inconfondibile stile che rimanda all’artista veronese.
Riesce a mostrarsi con una personalità originale rispetto alla scuola degli
scultori di oggi. La cultura del presente di Matteo è unica nonostante abbia vivo
nell’esecuzione modelli di rappresentazione greco-romana mai persa. Non a caso
predilige la sostanza che per la sua nobile struttura si appresta alla mimesi
classica: il bianco saccaroide di Carrara. Questa è la sostanza nella quale tuffa
lo scalpello e realizza opere che nulla hanno da invidiare al modello canoviano.
L'autoritratto forte e realistico nel ripetere l'effige di Matteo esteticamente
dà il modello della bellezza, soprattutto se vengono analizzati dettagli quali i
risvolti del tessuto della camicia che si sollevano dal busto con leggerezza
nei volumi, trasparente, dimenticando la materia costituendi sulla quale è
improbabile aggiungere, ma comodo togliere. Nel trait-d’union tra il realismo
elegante e nuove soluzioni nell’uso del soggetto Faben riesce a equilibrare le
tendenze pur rivelandosi un ricercatore. La modernità del soggetto: Cane cieco, La donna di pasta, Madonna del
sì, Ostrica, Il mistero della fede, sviluppa la novità tematica in accordo
con la perizia tecnica. Ne l’incontrollabile,
mano-guanto, retaggio post romantico di Klinger, il marmo avvolge sottile,
impalpabile, con sublime eleganza un soggetto fantastico che si condensa nella roccia
fino a rilevare la pelle del braccio, concludendosi nella mano che azzarda di
afferrare l’idea. L'artista veronese propone il motore Harley Davidson; soggetto
inusuale per la scultura, ma di travolgente originalità: l'idea popular-art dell'oggetto
d’uso. “Le misure di questa scultura corrispondono esattamente all'originale,
misurato con un pantografo manuale che riporta esattamente ogni singolo di
quasi cinquecento punti presi, con un totale di novecento ore di lavoro
impiegate. L'effetto stupefacente trasporta -sostiene l’artista-
ad ascoltare il suono di un vero motore fin dentro nell'animo e nel contempo
crea un desiderio di realtà che, legato al marmo sa proprio di infinito”. Matteo è versatile;
gli è congeniale riversarsi nella meticolosa ricercatezza delle forme quando
presenta allo spettatore gli elementi minuziosi che compattano il soggetto
religioso. Ecce Homo, di grande
dimensione, ora in giusta collocazione sul portale della chiesa di San Gaetano
di Barletta ha straordinaria forza e ineguagliabile slancio mistico. Faben è
poliedrico e avanza oltre le attese erigendosi artista di nuovi linguaggi
plastici. Da un groviglio, una matassa marmorea, si protende con la delicatezza
candida, quasi di gomitolo di lana, una tela di seta, l’impalcatura che sfocia
nell’idea realizzata plastica, forte nella pietra carrarese alla pari delle
opere dei grandi maestri. Novello Rodin è legato all’accuratezza estetica e
contemporaneamente anticipatore di nuovi linguaggi. Vincenzo Baratella
Autoritratto, marmo di Carrara
Motore Harley Davidson, marmo di Carrara
Lo Studio Arte Mosè ringrazia la giornalista Dott.ssa Chiara Paparella, Direttrice di Radio Rovigo net e promotrice eventi per recensione rassegna.
Lo Studio Arte Mosè ringrazia per Matteo Faben in Mnemosine, https:\\litterisetartibus.blogspot.it
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