Immagine locandina: Nec plus ultra, 2017, oil on canvas.
FEDERICO
BUZZI
LO
SPIRITO CLASSICO COME ARCHITETTURA DELL’ANIMA.
1900: Nietzsche annuncia
la morte di Dio. E’ la fine del razionalismo e del teologismo, entrambi
vincolati dalle speculazioni aristotelico-tomiste. Pure la metodologia
cartesiana, sopravvissuta alle ingerenze degli escatologismi della cultura
occidentale, ha abdicato davanti all’assioma della fine delle certezze.
L’hegeliana coscienza infelice, frutto della morale cristologica, nonché il materialismo
marxista per la fruizione collettiva del capitale favorirono le incoerenze e la
veridicità delle posizioni antitetiche. L’estensione globale degli eventi
bellici fu il banco di prova nel forgiare lo sviluppo della mentalità
contemporanea, la stessa in cui si muove Federico Buzzi. L’artista gravido di cultura classica e con qualifica di architetto ha intrapreso,
nell’area delle contraddizioni del secolo breve, un percorso di recupero delle
architetture dell’anima e della ripresa di canoni mai desueti per il bello di
ellenica memoria. L’avvio è dal romanticismo esasperato in cui l’Io si separa
dal trascendente per sconfinare nella böckliniana umana isola delle simbologie:
paura e morte. Nell’epoca dei materialismi volti a proporre dirompenti,
sarcastiche sperimentazioni nelle convinzioni dei manifesti di corrente, Buzzi
avanza la rivalorizzazione di scie che hanno segnato il gusto estetico nella
separazione bello-brutto. Estraneo alle spinte disomogenee della creatività
artistica e delle novità progettuali, l’Artista milanese, genovese di adozione,
si pone dubbioso dinnanzi ai coevi messaggi espressi con disparati linguaggi; è
nella convinzione che l’opera, come nella classicità, sia soggetta a regole
universali di lettura e soprattutto debba avere una ricezione atemporale,
museale. L’opinione dell’arte di consumo, gestita nell’immediata installazione,
esistente nel e per il solo momento dell’uso, secondo il piacere della moda
senza la continuità, non rientra nei parametri di Buzzi, che ama preparare le
tele grezze allo stesso modo delle scuole di bottega, usare le matite di
diversa durezza nonché i colori ad olio e le vernici, riproporre i temi mitologici,
epici. Idee platoniane che rimandano già nell’analisi al modello primigenio,
unico. I valori etici, patriottici, trascendenti sono stati seppelliti nella
mota delle trincee, nelle lotte sociali o sui palcoscenici per belle époque mai tramontate; l’esasperata
tensione al futuro che ruppe i legami con il passato favorì il troppo nuovo
contro la staticità dell’intelletto in bilico tra scienza e fede. Il pensiero
della modernità dilazionato tra intenzione, manifesti e progettualità s’è dato
a scorrere in più alvei di corrente: un panta rei incontrollato, osmotico, contradditorio…
il proliferare della riproducibilità dell’opera e del particolare per fare
odiens. La nostra è l’epoca della benjaminiana riproducibilità, delle
installazioni, dei vezzi di apparire. Tuttavia dalla caotica partenogenesi di
troppi movimenti Buzzi ha selezionato il fluire di acque diacroniche,
esteticamente universali nell’ottica crociana del contenuto sposato al bello
formale. Buzzi naviga nel fiume del classicismo di reinterpretazione
simbolista, decadente, non privo del sinolo aristotelico. Materia e forma alle
quali aggiunge la poetica per avvalorare il trasporto nella navigazione intima.
Le opere di Federico Buzzi restituiscono gli ideali dell’armonia cresciuti di
valenze metafisiche. Pittura di non facile decodifica poiché nella composizione
del quadro, a seguire l’excursus tra le vestigia greche, Buzzi dà all’oggetto
la peculiare funzione simbolica. L’ontologia s’intravvede in nuce, quasi
plotiniana nell’emanazione di un’insolazione all’orizzonte; in controluce s’ergono ineludibili triliti: colonne d’Ercole
che non precludono la conoscenza. Elementi di chiara citazione alla metafisica
di De Chirico, nella fattispecie sole e luna sovrastanti il tempio votivo palesano
l’alternanza degli opposti: luce tenebra, maschio femmina, vita morte, saggezza
ignoranza; nel dualismo la società patriarcale fa prevalere Helios. La
celebrazione statuaria è esplicita metafora alla citazione del messaggio:
attesa del dies natalis il 25
dicembre; attesa del dio Mitra, Deus Sol
invictus. Federico valorizza nel quadro pure l’androginia greco-romana atta
ad esaltare la morbidezza dei lineamenti. E ancora frontoni retti da colonnati
con sfondo il mare dalle onde ritorte, geometricamente modulari; espliciti
riferimenti all’architettura ateniese e all’Egeo. Un compendio di elementi, di “luoghi atemporali” con i quali si
articola la narrazione “concettuale”. L’Artista non si ferma alle apparenze;
dietro a quanta species emerge la
sequenza narrativa: complessa, tra i parametri classici, le icone della poesia
e la personale visione del mondo. Vincenzo
Baratella©.
Federico Buzzi, Polarità. l'Androgine, 2017, oil on canvas.
Frederico Buzzi, Architettura. 1997, matita e olio su tela.
Federico Buzzi, Natalis solis invicti, 2017, oil on canvas.
COMUNICATO STAMPA
Personale di
Federico BUZZI
Studio Arte Mosè di Rovigo, Via
Fiume,18
dal 22 settembre all’ 11
ottobre 2018
Straordinaria rassegna il
prossimo 22 settembre allo Studio Arte Mosè di Rovigo, con inaugurazione alle
ore 18; si tratta della personale dell’architetto e pittore Federico Buzzi,
nato a Milano e attualmente residente a Genova. Vincenzo Baratella, curatore della rassegna, dopo i saluti ed i
ringraziamenti ha sottolineato come la Galleria di Via Fiume abbia mantenuto ed
è intenta a conservare un trend qualitativo notevole con firme di rilevata
importanza nel panorama artistico
nazionale, alcune inserite nelle pagine di storia dell’arte. Buzzi sin da
giovane ebbe modo di conoscere i grandi artisti del secolo scorso che
frequentarono la casa del padre, anch’egli noto architetto milanese. La
ricca collezione dei dipinti del primo Rinascimento e le opere degli artisti “generazione
anni Venti” -come direbbe lo storico dell’arte Di Genova- lo affinarono al
gusto estetico del bello nonché alla passione per la pittura. Il contatto
diretto con gli ambienti accademici e le nuove proposte da Fontana a Castellani
maturarono la predisposizione; Carlo Carrà, Sironi e De Chirico furono da
stimolo per l’analisi tecnica e per la continuazione del culto della
metafisica. Le atmosfere inusuali, “atemporali”, statiche come le statue
dell’antichità classica, filtrate secondo l’ottica dei surrealisti, fanno delle
pitture di Federico Buzzi la continuazione dei modelli classici e di un nuovo
realismo. Buzzi per anni coltivò la pittura quasi in modo privato, senza troppe
esibizioni pubbliche, proponendo le opere in circoli intellettuali e collezioni
private. La ricerca costante e il desiderio di approdare agli obiettivi fissati
hanno legittimato solo negli ultimi anni il contatto con i centri espositivi e
con le gallerie. Pittura di non facile
decodifica poiché nella composizione del quadro, a seguire l’excursus tra le
vestigia greche, Buzzi dà all’oggetto la peculiare funzione simbolica.
L’impalcatura esecutiva non si estranea dalla ricerca scenografica, né dalle
geometrie che sono proprie della
professione di architetto. Il Curatore ha concentrato nel un comune denominatore “lo spirito classico come architettura
dell’anima” la ventina di quadri in esposizione
facendo emergere l’intento introspettivo delle pitture di Federico Buzzi.
La mostra, aperta con ingresso libero tutti i giorni feriali dal lunedì al
venerdì, dalle 16,30 alle 19,30, in Via Fiume, 18, continuerà fino all’11
ottobre prossimo.
Federico Buzzi spiega le sue opere
Momento della presentazione
Momento dell'inaugurazione
Momento dell'inaugurazione
Federico Buzzi commenta un suo quadro