Collettiva di Natale 2018 allo Studio Arte
Mosè.
Allo Studio Arte Mosè si
rinnova puntualmente prima delle festività la Collettiva di Natale. Momento di
incontro con gli Artisti che hanno esposto durante l’anno e nel passato. La
collettiva è altresì anticipazione e presentazione di alcuni pittori. La mostra
sarà inaugurata in Via Fiume, 18, a Rovigo, sabato 15 c.m. alle ore 18. La
locandina, firmata dall’eclettico Artista vicentino Vico Calabrò, in sintonia
con il clima interiormente gioioso delle feste, raffigura la Natività e
l’adorazione dei pastori. Sedici grandi maestri per una straordinaria rassegna
fino alla metà di gennaio prossimo. Belloni Anna Sandra, biologa,
rodigina di nascita trasferitasi a Padova, ha avuto da sempre la spiccata
predisposizione per la pittura ed in questi anni ne ha maturato l’interesse e
l’applicazione; l’opera, materica negli impasti di sabbia e colle, raffigura
una poetica porzione di casa contadina, d’altri tempi, col camino, porta
sgangherata, gli utensili arrugginiti e i muri scrostati, ma in primo piano,
rigoglioso, il verde della natura si rigenera. Biancalani Antonio, toscano,
vincitore qualche anno fa del primo premio arte Mondatori, presenta una natura
morta esaltata dai raggi radenti del sole e un tenero iris in primo piano,
realizzato con pochi ma accorti tocchi di pennello. Calabrò
Vico, agordino residente a Vicenza, eccezionale grafico nelle acqueforti e
litografie, unico nell’affresco, con l’opera in collettiva riafferma la
passione per la musica e per le tradizioni della terra veneta che ritrae
attraverso spassose leggende e fantasiose composizioni. Costa
Piero, milanese, nel 1954 emigra in molti Paesi dell’America Latina per
rientrare nel 1970 nella città natale, dove attualmente vive e lavora. A
Caracas perfeziona e predilige l’arte surrealista e nelle personali a Curacao,
Città del Messico, Lima riscuote notevole successo. La fase espositiva si
estenderà negli USA e in Italia dagli anni Ottanta ad oggi. I grandi maestri lo
hanno incantato a tal punto da indurlo ad impossessarsi delle loro
creazioni. Lo scopo non è solamente copiare, né di confrontarsi nelle abilità,
ma di rendere personale la fruizione attraverso l’inclusione di particolari
critici, umoristici, satirici, come le scarpe da tennis sull’opera di un
maestro del realismo spagnolo. Camatta Maurizio, artista
trevigiano, con un paesaggio essenziale: la casa, la luna esalta tutto il
fascino della notte.Dinelli
Antonio, livornese, sfoggia
una natura morta, eseguita con la maestria dei macchiaioli, pur ricordando
nell’assemblaggio degli ortaggi il cesto caravaggesco. Forno
Osvaldo è presente nella
collettiva con la serigrafia di grande impatto cromatico, tridimensionale
nell’effetto visivo. L’artista rodigino con l’opera esalta il dinamismo dalle
cromie e dà continuità alle arti ricerca e concettuali delle generazioni post
sessantottine con lo spazialismo, l’optical art, l’arte cinetica e
costruttivista. Manzella Marco mostra un fermo immagine sulla
tuffatrice, tema caro all’artista milanese; Manzella è un cacciatore di
sensazioni quotidiane; capace di assemblare le reminiscenze accademiche della
luce di Reni con la sintesi del soggetto raffigurato. Marcon
Luigi, caro al pubblico rodigino sin dagli anni Ottanta, ha realizzato
quattro scorci di Rovigo. Famoso in Europa per aver raffigurato il paesaggio
urbano di Landshut, nell’ottocentesimo anno dalla fondazione, ha ricevuto la
cittadinanza onoraria; ha avuto l’onore di realizzare un francobollo per la
posta tedesca. E’ nella rassegna natalizia con una straordinaria
acquaforte-acquatinta: un paesaggio dal quale fa emergere l’animo delle cose
nella combinazione del chiaro-scuro. L’Artista di Vittorio Veneto estrae dal
groviglio dei particolari gli elementi essenziali per approdare nell’incisione
ad un lirismo incomparabile. Monnini Claudio con quadri di grande efficacia
visiva è artista a trecentosessanta gradi nonché architetto e scenografo.
Monnini usa i primi piani per fissare le donne, di spalle, protese
nell’avanzare su spiagge primigenie; rene lambite da acque viscose, colpite da
barbagli di luce, colonne di fumo da vulcani di evi scomparsi. La scena si
presenta come una sorta di cartolina delle origini del mondo con una “Eva”
destinata a calcare la scena dell’umanità. Nalio Eugenia, rodigina, con
innata passione per l’arte ha sperimentato la ceramica, l’acquarello, il
gessetto, l’olio e l’acrilico. Ha il desiderio di bloccare la luce dei diversi
ambienti, soprattutto quell’armonia dei colori che si presenta nelle diverse
ore del giorno. Eugenia confessa di ottimizzare il paesaggio nel meriggio
quando maggiore è l’esplosione di luce. In
mostra il
lago di confine è un lavoro
en plain air alla stregua dei pittori impressionisti. Impero
Nigiani, nato a Incisa Valdarno, vanta un’intensa attività artistica ricca
di personali e collettive. Nel 1996 Giorgio Di Genova lo inserisce “Nella
storia dell’Arte italiana del 900”. Nel terzo millennio illustra versi di
Ovidio e di Dante. Quella di Nigiani è un’arte erudita, fuori dai canoni e
dalle strutture delle correnti. Nella rassegna presenta una giovane
lettrice, inserita in un desueto giardino, piantumato di secolari alberi
nell’atmosfera decadente di un secolo fa. Paggiaro Vilfrido, architetto trevigiano, naviga al
di fuori di ogni corrente e con una singolare tecnica fatta di tenui soffusi
toni di velature modella morbide creature con l’armonia delle tavole
illustrate. L’isola deserta sulla quale troneggia l’albero della vita è l’opera
in collettiva. Tessarolo Graziano,artista
bassanese, lascia librare in volo, distorcere, le creature in una fabulazione
tra gioco, fantasia e realtà, ma precisa di fare una pittura “riconducibile ad
un figurativismo realistico, anche quando la fantasia va oltre l’oggettiva
realtà delle cose”. Mariano Vicentini, fuori dal
contesto di qualsivoglia corrente, pur emergendo nella comunicazione
continuatore della popular art, aggiunge al tema
di fondo un motivo conduttore: le ansie, le paure, le previsioni, le
imposizioni. Con un singolare San Giorgio dichiara ancora una volta
l’anticonformismo pur esibendo l’erudita citazione. Zambonin
Paolo, scrittore, giornalista e “pittore” come ama autodefinirsi, da sempre
presente nelle più prestigiose rassegne manifesta una singolare sensibilità
nell’opera in mostra: sulla piazza rodigina del municipio campeggia una natura
morta. Le pennellate di getto, il cromatismo personalissimo uniti nella
proiezione scenica della composizione, fanno dell’opera una poetica citazione
di quella che Cibotto definì:Rovigo
città di campagna. La mostra resterà aperta fino al 15 gennaio 2019, a
entrata libera, tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, dalle 16,30 alle
19,30. Vincenzo Baratella
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